Guerra in Ucraina

Infuria la battaglia a Mariupol: l'incubo armi chimiche

Membri dell'Azov hanno denunciato l'uso di "sostanze pericolose" a Mariupol, in nottata Zelensky ha esplicitamente parlato del rischio di raid con armi chimiche da parte russa

Infuria la battaglia a Mariupol: l'incubo armi chimiche

Nella notte ucraina buona parte delle attenzioni sono andate ancora una volta su Mariupol. Nella tarda serata di lunedì infatti si è iniziato a parlare di possibile uso di “armi sospette” sulla città. In particolare, il presidente della commissione parlamentare per l'integrazione dell'Ucraina nell'Ue, Ivanna Klympush, ha sottolineato che alcuni combattenti intrappolati nella zona delle acciaierie hanno subito gravi problemi respiratori.

Un'accusa rilanciata dallo stesso Battaglione Azov, i cui membri sono gli ultimi di fatto rimasti a combattere in città. Secondo quanto comunicato dal gruppo su Telegram e su Twitter, alcuni droni avrebbero lanciato sulle proprie postazioni delle sostanze sospette in grado di causare non pochi malesseri.

In nottata, è stato lo stesso presidente ucraino Zelensky a parlare del possibile uso di armi chimiche, pur senza fare riferimento allo specifico episodio di Mariupol. "Gli occupanti preparano una nuova fase di terrore - ha dichiarato nel videomessaggio notturno - Uno dei loro portavoce ha affermato che potrebbero usare armi chimiche contro i difensori di Mariupol. Una minaccia che stiamo prendendo molto seriamente".

Il tutto mentre sia lungo l'intera giornata di ieri che nella notte appena trascorsa, si sono avvicendate diverse voci che hanno confermato l'avanzata russa nel porto di Mariupol. Lo scalo, il più importante dell'Ucraina sul Mar d'Azov, è oramai interamente occupato dalle truppe di Mosca e dai combattenti separatisti di Donetsk.

La città è andata completamente distrutta. Molti canali filorussi parlano di un 60% degli edifici crollati o danneggiati, ma per gli ucraini l'estensione del danno sarebbe ancora più grave e assumerebbe dimensioni catastrofiche. Secondo il sindaco di Mariupol, dall'inizio dell'assedio sarebbero morti almeno 10.000 civili.

Truppe russe ammassate lungo i confini

Nella notte intanto sono proseguiti i raid e i bombardamenti nell'est dell'Ucraina. Il Donbass è prossimo ad assistere a un'offensiva da parte di Mosca, anche se secondo il Pentagono l'azione di Mosca non è imminente in quanto l'esercito si sta riorganizzando dopo il ritiro da Kiev.

Movimenti importanti nelle scorse ore sono stati registrati a sud di Izyum, dove i russi starebbero provando a sfondare verso sud. Contestualmente, appare delicata la situazione a Severdonetsk, città importante del Donbass all'interno dell'oblast di Lugansk. Qui potrebbe concentrarsi il grosso delle forze russe.

Nella notte il nuovo bollettino dell'esercito ucraino ha riferito di una forte concentrazione di truppe russe non lontano dal confine orientale. "Il nemico - si legge - sta cercando di completare il raggruppamento e il trasferimento delle truppe nelle aree di concentrazione delle regioni di Belgorod e Voronezh nella Federazione Russa, nonché il trasferimento delle forze aeree e spaziali negli aeroporti nelle immediate vicinanze dei confini orientali dell'Ucraina".

Il contesto diplomatico

Anche nelle ultime ore si è compreso come, almeno per il momento, non verrà offerta una chance alla pace. Ieri il presidente russoVladimir Putin ha ricevuto il cancelliere austriaco Karl Nehammer. Quest'ultimo però non si è detto ottimista e anzi ha parlato di un Putin “proiettato verso la guerra”.

Il colloquio tra i due è durato 75 minuti e si è concluso con il cancelliere Nehammer che ha parlato in conferenza stampa di “inasprimento delle sanzioni finché gli ucraini continueranno a essere uccisi”. Poche le frasi dedicate dal Crmelino all'incontro con il capo dell'esecutivo di Vienna.

I colloqui diretti tra russi e ucraini nel frattempo sarebbero andati avanti, anche se in parte arenati in un vero e proprio vicolo ceco che non lascia, almeno per il momento, sperare in una tregua.

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