"La Libia si conferma un paese molto turbolento dagli equilibri precari o inesistenti, soprattutto quando c'è chi non si adopera per uno state building. Mi riferisco alla Francia che dovrebbe essere il paese che più si impegna per assecondare il cammino di ricomposizione". Lo ha dichiarato Leonardo Tricarico, ex capo di stato maggiore dell'Aeronautica, oggi presidente della Fondazione Icsa al Messaggero.
La Libia è precipitata nel caos e gli scontri a Tripoli si intensificano ogni giorno di più. I miliziani della Settima Brigata vogliono spodestare il governo di Fayez al Serraj, difeso dalle milizie fedeli all’esecutivo voluto dall’Onu e costretto a chiedere aiuto alle milizie di Misurata."Vanno raggiunte le condizioni affinché i libici possano indire elezioni e avviare una fase costituente, senza che altri fissino una data, in questo caso 10 dicembre - ha spiegato Tricarico -. Il Paese non è pronto e simili mosse servono solo a favorire le opportunità del generale Haftar, sedicente leader della Cirenaica".
Il ruolo della Francia
Obiettivo prioritario della sua agenda internazionale, la Libia è in cima agli interessi per il presidente francese. Il Paese di Emmanuel Macron ostacola un ruolo italiano in Libia "perché vede i propri interessi in pericolo, a cominciare da quelli energetici, e non tutelati da un nostro ruolo leader". "Nel 2011, ci facemmo trascinare in un conflitto che, se non avessimo messo a disposizione le nostre basi, forse, si sarebbe chiuso prima di iniziare", ha continuato l'ex capo di stato maggiore dell'Aeronautica.
Il caos in Libia è un grande problema per l'Italia. Alta infatti è la minaccia per gli interessi di Roma che sta ragionando su una task force per proteggere al Sarraj. Come è stato già evidenziato, perdere lui significherebbe perdere la Libia. "Per l'Italia in ballo ci sono interessi economici e la questione immigrazione. Ovviamente sarà sempre più difficile tenere sotto controllo le partenze, ma non mi preoccuperei più di tanto. Disordini come quelli di questi giorni rientrano nel clima di instabilità", ha continuato.
L'Onu
Dopo la proclamazione dello stato d'emergenza da parte del governo di al Serraj, l'Onu sta tentando una mediazione tra tutti le forze e gli interessi in campo. "Nonostante le dichiarazioni congiunte e gli annunci di Bruxelles, è la dimostrazione che l'Unione europea non esiste, non ha una politica comune. L'Onu, con risultati deludenti, ha cercato di esercitare un ruolo. La via d'uscita, purtroppo è paradossale: un nuovo Gheddafi", ha spiegato Tricarico.
La soluzione
Secondo Tricarico la soluzione per ristabilire un equilibrio in Libia è "preliminarmente l'intervento sui paesi sponsor: Egitto, Russia e Francia per Cirenaica, Turchia, Qatar e Arabia Saudita per l' altra area. Oggi in Libia il potere è nebulizzato. Un riequilibrio dovrebbe passare per tutti questi centri di potere.
C'è però un aspetto da valutare: l'Italia è in grado di condurre il processo di stabilizzazione in Libia? Ai primi passi la Francia si frappone per vanificare i nostri sforzi. Non penso che il peso politico del nostro Paese sia tale da indurre la Francia a cambiare rotta".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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