Mondo

Iran, un nuovo orrore: padre uccide la figlia perché torna più tardi

Secondo una ong umanitaria iraniana, l’uomo accusato dell’assassinio della figlia avrebbe tentato già nel 2017 di uccidere quest'ultima

Iran, un nuovo orrore: padre uccide la figlia perché torna più tardi

In Iran è di recente andato in scena l’omicidio di una ventiduenne ad opera di suo padre. L’uomo avrebbe tolto la vita alla ragazza perché quest’ultima sarebbe “rientrata troppo tardi” a casa. L’uccisione della giovane è il terzo di una lunga scia di delitti perpetrati in poche settimane nel Paese islamico, tutti che hanno avuto come vittime donne massacrate da padri o partner scontenti per lo stile di vita troppo libertario delle prime. La ventiduenne uccisa ultimamente dal genitore si chiamava Reyhaneh Ameri.

Lei, riporta il Daily Mail, viveva con i genitori a ​ Kerman, nell’est dell’Iran, e a costarle la vita sarebbe stato un rientro a casa a notte inoltrata, avvenuto domenica. La giovane sarebbe appunto tornata dai familiari intorno alle 23:30, provocando le ire del padre. Dopo un duro diverbio con quest’ultimo, Reyhaneh sarebbe stata assalita dall’uomo.

Il padre le avrebbe lanciato contro la testa, ricostruisce la testata britannica attenendosi a quanto appurato dalla polizia di Kerman, una sbarra di ferro, procurandole “ferite catastrofiche”.

Ad allertare le autorità locali in merito alla sorte della ventiduenne è stata la sorella della vittima, che avrebbe lanciato l’allarme il giorno dopo l’aggressione subita da Reyhaneh. La sorella era infatti andata allora, tra le 08:30 e le 09:00, a fare visita alla casa dei genitori, ma, dopo avere bussato alla porta per farsi aprire, non aveva avuto alcuna risposta da dentro.

Visto che nessuno la faceva entrare, lei decideva di intrufolarsi nell’abitazione e, una volta messo piede nella casa vuota, si è trovata davanti delle stanze in preda a una confusione totale, mettendosi di conseguenza ad aspettare il ritorno dei familiari.

Secondo il giornale londinese, il primo a tornare nell’abitazione apparentemente abbandonata sarebbe stato proprio il padre, ma, intimorito dai sospetti della donna, decideva poco dopo di uscire nuovamente. Successivamente sarebbe quindi rientrata la madre, che avrebbe fatto accedere la figlia nella stanza di Reyhaneh. Lì, la sorella sopravvissuta ha scoperto i vestiti delle ventiduenne sporchi di sangue e macchie di colore rosso sulle pareti. La sorella ha chiamato le forze dell’ordine, che, giunte sul posto, hanno preso a condurre accertamenti sulla scena del crimine.

Durante le indagini, gli agenti hanno rinvenuto tracce di sangue che portavano fino alla macchina del padre di Reyhaneh. Dopo avere rintracciato quest’ultimo in un villaggio vicino, i poliziotti lo hanno arrestato. Il presunto assassino ha però inizialmente negato qualsiasi suo coinvolgimento nell’episodio di cronaca.

Soltanto verso le 23:00 di lunedì, rimarca la testata, l’indagato ha confessato “con orgoglio” l’omicidio, indicando anche agli inquirenti il luogo dove aveva seppellito la figlia, in uno spazio aperto sempre a Kerman.

A detta dell’ong umanitaria Iran Human Rights Monitor, la ventiduenne, malgrado le gravi ferite procuratele dal genitore, avrebbe lottato a lungo con la morte, spirando appena due ore prima che la polizia rinvenisse il luogo dell’interramento.

Gli attivisti della medesima organizzazione, citati dal Daily Mail, hanno infine rivelato che l’assassino avrebbe tentato già nel 2017 di uccidere Reyhaneh e di avere confessato la sua volontà omicida alla stessa moglie.

Commenti