Islamisti a caccia di "infedeli": E il ramadan si tinge di sangue

In Siria e in Iraq lo Stato islamico perde terreno. Ma continua a far male in tutto il mondo. Durante il ramadan ha condotto decine gli attentati per destabilizzare il mondo arabo e l'Asia

Islamisti a caccia di "infedeli": E il ramadan si tinge di sangue

Il terrorismo islamico continua a colpirci e a farci male. L'ordine è partito il 21 maggio. In un lungo discorso audio il portavoce del Califfo Abu Bakr al Baghdadi, Mohammed al Adnani, ha chiesto ai musulmani di colpire "gli infedeli e gli apostati" durante il ramadan. "Attaccare quelli che chiamano civili è meglio e più utile", aveva chiesto al Adnani ricordando che nella "terra dei crociati", l’Occidente, "non si deve risparmiare il sangue, né esiste qualcuno da considerare innocente". E così è stato un ramadan di sangue dove si contano decine di morti.

In Occidente l'attacco più eclatante è stato il massacro di 49 persone al Pulse di Orlando. Il colpo messo a segno il 12 giugno nel locale gay della Florida è, forse, quello più controverso. Perché, sebbene il 29enne Omar Mateen avesse giurato fedeltà allo Stato islamico, gli investigatori temono che l'attacco possa essere dettato dall'omofobia. In realtà, come già successo a Parigi, non è la prima volta che i terroristi islamici frequentino i locali che poi scelgono di colpire. Avevano, per esempio, fatto il giro del mondo le drammatiche immagini di Salah Abdeslam in discoteca a Bruxelles pochi giorni dopo gli attacchi a Parigi. Ballava, beveva alcol e fumava.

Il giorno dopo l'assalto al Pulse di Orlando due agenti sono stati ammazzati a Magnanville, in Francia. Ma, come fa notare Giordano Stabile sulla Stampa, è stato "il vasto mondo islamico che va dal Marocco al Bangladesh" ad aver subito il maggior numero di attacchi rivendicati o attribuiti a jihadisti vicini allo Stato islamico. "Ad Aktobe, Kazakhstan, il 6 giugno, 10 morti fra civili e militari - ricapitola - ad Amman, lo stesso giorno, tre agenti dell'intelligence e due civili uccisi. A Rukban, ancora in Giordania il 21 giugno, sei soldati uccisi. A Kot, in Afghanistan, venti civili uccisi in un villaggio assaltato e dato alle fiamme il 24. E poi i 43 militari massacrati a Mukalla, nello Yemen, durante la cena dell’Iftar. E, il 27, l’attacco al villaggio cristiano di Al-Qaa, in Libano, sette civili morti". Poi, martedì scorso, l'attacco all'aeroporto Ataturk di Istanbul dove il commando di miliziani islamici ha fatto altre 44 vittime e oltre 200 feriti. "Nell’elenco - fa notare Stabile - non ci sono le autobombe che hanno colpito Baghdad, i sobborghi di Falluja, Karbala, Bassora in Iraq. I massacri di civili e militari a Deir ez-Zour in Siria, e a Sirte in Libia".

Il ramadan non è ancora finito. E nella lunga scia di sangue adesso si aggiunge pure l'assalto all'Holey Artisan Bakery nel quartiere diplomatico Gulshan di Dacca, poco distante dall'ambasciata italiana e da dove fu ucciso Cesare Tavella. "I terroristi - ha raccontato Diego Rossini, chef argentino di origini italiane sopravvissuto alla strage - cercavano unicamente i cittadini stranieri". L'obiettivo, come chiesto da al Adnani, è far male ai "crociati", ovunque questi si trovino. Una strategia che serve allo Stato islamico per contrattaccare dopo aver perso Falluja e Sirte.

nei suoi territori l'Isis sta perdendo e sta preparando la "ritirata nel deserto", proprio come dopo la sconfitta in Iraq fra il 2007 e il 2008, quando i miliziani dell'allora Stato islamico dell'Iraq erano rimasti in "poche centinaia". Pochi anni dopo hanno conquistato la Mesopotamia.

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