L'Unione europea sta preparando una nuova guerra alla Libia. O meglio: a quello che resta della Libia dopo la fallimentare cacciata del rais Muhammar Gheddafi. Dopo le indiscrezioni sulla presenza di forze speciali italiane a Sabratha, che starebbero preparando il terreno per un intervento militare, l'Eliseo ha ammesso di aver compiuto voli di ricognizione e di intelligence sulle aree controllate dai tagliagole dello Stato islamico in Libia. Operazioni messe a segno il 20 e il 21 novembre, prima quindi dell'avanzata dei miliziani dell'Isis verso est per prendere i terminal petroliferi.
La Libia è sempre più l'avamposto dello Stato islamico per ferrare un attacco all'Europa. Da qui partono i barconi che ogni giorno riversano migliaia di immigrati sulle nostre coste. Da qui è partita l'offensiva dei tagliagole per prendersi i terminal petroliferi che riforniscono energeticamente gran parte del Vecchio Continente. E da qui potrebbero anche partire missili a lunga gittata per colpire obiettivi sensibili in Italia. Uno scenario a tinte fosche che è stato confermato da ripetuti report compilati dai servizi segreti europei e americani presenti sul territorio. A preoccupare gli 007 è innanzitutto il trasferimento dei vertici dello Stato islamico dalla Siria bombardata alla Libia. Qui il vuoto politico lascia vere e proprie praterie d'azione ai jihadisti. Tanto che oltre ai miliziani del Califfato su Sirte starebbero convergendo anche i combattenti di Boko Haram. Il nuovo obiettivo dell'armata nera è l'area di Ajdabiya, la porta verso i campi della mezzaluna petrolifera. "I terroristi stanno trasportando armi pesanti e veicoli blindati - spiegano fonti locali - elementi della formazione pattugliano armati le strade principali, accompagnati dalla polizia islamica". Il controllo delle risorse energetiche del Paese è strategico per i tagliagole del Califfo, proprio come nel nord dell'Iraq, dove i terroristi ne utilizzano i proventi vendendoli al mercato nero per autofinanziarsi.
I leader europei sono seriamente preoccupati. L'Italia, anche se in via del tutto officiosa, avrebbe mandato un primo gruppo di forze speciali a valutare l'impatto ela fattibilità di un intervento militare. Lo stesso avrebbe fatto l'Eliseo. L'aviazione militare francese ha condotto due voli di ricognizione e raccolta informazioni, il 20 e 21 novembre, nelle zone di Sirte e Tobruk. E ha fatto sapere di avere in programma di condurne altri. Si tratta della prima volta che Parigi rende pubblico di aver condotto operazioni sulle zone in mano allo Stato islamico in Libia dove ci sono fra 2mila e 3mila combattenti dello Stato islamico. Quello libico sarebbe l'unico affiliato all'Isis ad aver ricevuto sostegno e guida da parte delle roccaforti in Siria e Iraq. I jet militari francesi bombardano lo Stato islamico in Iraq da oltre un anno e in Siria da settembre. Dopo gli attentati del 13 novembre a Parigi hanno rafforzato le loro missioni contro i jihadisti in Siria. Non solo. L'Eliseo ha già ricollocato 3.500 soldati, precedentemente inviati in Mali nel 2013, nell'Africa occidentale. Alcuni di questi sono stati inviati vicino al confine meridionale della Libia, per contrastare la minaccia terroristica.
La Libia è ormai nel caos, con due governi rivali e relative fazioni armate. E, da oltre un anno, le autorità francesi lanciano l'allarme sul fatto che il vuoto politico potrebbe creare condizioni favorevoli ai gruppi islamisti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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