Kobane, l'album dell'orrore di Isis: "È festa nella città assediata"

Gli islamisti diffondono le prime immagini dell'assalto alla città curda in Siria: cadaveri straziati e teste mozzate. Condite da commenti beffardi

Ali Mehmud piange il fratello morto combattendo con i curdi a Kobane
Ali Mehmud piange il fratello morto combattendo con i curdi a Kobane

«Lo Stato islamico ha dato il via al suo party preferito» twitta il tagliagole incaricato della propaganda lanciando la foto di una sfilza di cadaveri massacrati dei difensori di Kobane, comprese alcune donne. Da venerdì la propaganda del terrore del Califfato svela per la prima volta l'orrore e le esecuzioni dell'assalto alla Stalingrado curda a un passo dal confine turco della Nato.

Le foto e i titoletti in 160 battute che le accompagnano sono tremendi, ma vanno pubblicati proprio per aprire gli occhi sulla tragedia della città siriana. Una delle immagini più impressionanti - diffusa nel giorno in cui si è saputo che a Mosul l'Isis ha messo a morte quattro donne (due medici, una diplomata in diritto e un politico) - mostra un sorridente tagliagole del Califfato in mimetica, che tiene in una mano la testa decapitata di una combattente curda con gli occhi chiusi e la lunga treccia penzolante verso terra. Con l'altra mano il seguace del califfo alza il dito indice verso il cielo per indicare Allah.

La campagna dell'orrore dello Stato islamico punta a terrorizzare i tenaci difensori curdi di Kobane, che ieri hanno respinto l'ennesimo attacco al centro città. Su alcune terribili foto rilanciate via twitter, si nota, in alto a destra, il simbolo di una macchina fotografica e la bandiera nera del Califfato. Il marchio di fabbrica della propaganda jihadista, che pubblica senza pudore lo scatto di un curdo sanguinante appeso a testa in giù alle canne di una batteria contraerea. Il tweet di accompagnamento non lascia dubbi: «Feccia del Pkk (il partito armato curdo, nda) arrendetevi o finirete così».

Altre fotografie mostrano i cadaveri dei difensori di Kobane falciati in una trincea o a bordo di un pick up. I volti sfigurati, la bocca aperta e sangue che cola dappertutto. La ciliegina sulla torta dell'orrore è la domanda provocatoria nel tweet: «Qualcuno vuole arruolarsi nel Pkk?». Secondo i tagliagole una delle immagini sarebbe stata scattata addirittura nella piazza Umayyad Muawiya di Kobane, ma attorno si vede solo deserto.

Assieme alle foto raccapriccianti la macchina della propaganda del Califfato manda on line le immagini dei mujaheddin che avanzano. Non a caso fotografano i combattenti stranieri che si sono uniti alla causa. Alcuni hanno gli occhi a mandorla e vengono probabilmente dalle ex Repubbliche sovietiche dell'Asia centrale. Un filmato mostra le truppe jihadiste che si infilano nelle strade di Kobane sparando all'impazzata. Per trovare un percorso al sicuro dai cecchini aprono dei varchi a martellate nelle mura delle case.

L'inviato speciale dell'Onu per la Siria, Staffan de Mistura, ha paragonato Kobane a Srebrenica, l'enclave musulmana in Bosnia spazzata via dai serbi nel 1995. Un genocidio che abbiamo visto negli occhi solo anni dopo, con la riesumazione dei corpi delle vittime nelle fosse comuni. A Kobane i tagliagole ci servono via twitter l'antipasto dell'orrore per farci sapere cosa accadrà se conquistassero tutta la città. Secondo l'Onu «700 anziani rimangono bloccati dai combattimenti nel centro e 12mila abitanti sono fuggiti senza riuscire a raggiungere la Turchia» che si trova a due passi. Il confine è sigillato dai carri armati di Ankara, che non sparano un colpo per salvare Kobane.

A Srebrenica, nonostante fosse stata dichiarata «area protetta» dall'Onu, non siamo stati in grado di evitare il massacro.

La Stalingrado curda rischia la stessa sorte. L'aggravante è che i tagliagole lo stanno già annunciando con immagini terribili. A parte qualche bombetta dal cielo nessuno muove un dito per fermarli ad un passo dal confine della Nato.

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