Coronavirus

I dati smontano molte "verità": ecco il numero reale dei morti

Iniziano a circolare numeri diversi rispetto a quelli ufficiali. Secondo gli analisti, i morti per Covid sono il 60% in più

I dati smontano molte "verità": ecco il numero reale dei morti

Il Financial Times ha calcolato che i morti complessivi per la pandemia di Covid-19 potrebbero essere circa il 60% di quelli stimati ufficialmente su scala globale. Analizzando le statistiche dei morti medi per ogni causa tra il mese di marzo e la prima metà di aprile dal 2015 e il 2019 in quattordici diversi Paesi e i dati degli ultimi due mesi caratterizzati dalla pandemia, il quotidiano della City di Londra è arrivato a contare una mortalità eccedentaria di 122.000 unità, superiore alle 77.000 ufficialmente ascrivibili al virus nelle aree prese in riferimento.

Diversi Paesi europei, comprese Italia, Spagna, Francia e Regno Unito, e aree d'interesse per la virulenza dell'epidemia come la regione di New York, la capitale indonesiana Giacarta e la provincia del Guayas in Ecuador sono entrate a far parte della rilevazione del Financial Times, in cui si nota come il nostro Paese, con un incremento della mortalità del 90% nel 2020, sia stato di gran lunga il più colpito in termini proporzionali. La mortalità cresce del 60% in Belgio, di oltre il 50% in Spagna, del 42% in Olanda e del 34% in Francia. Parte di tale crescita è sicuramente ascrivibile al minor spazio destinato nelle strutture ospedaliere ad emergenze o casi di malattia di natura più tradizionale a causa del dirottamento delle risorse verso la lotta al Covid-19. In Paesi dove la sanità è stata messa sotto pressione, come il nostro, certamente questo ha avuto un ruolo, ma al tempo stesso anche il tema della metodologia di calcolo dei decessi da Covid-19 può aver ampiamente influito.

La provincia di Bergamo, ad esempio, è saltata all'occhio degli analisti del Ft. A fronte di una popolazione nella provincia di poco superiore al milione di abitanti, la bergamasca ha tra marzo e aprile subito un incremento dei decessi di 4.100 unità, per un incremento percentuale del 463%. In Lombardia la crescita complessiva è di 13mila decessi, una crescita del 155%. Bergamo supera Guayas (+347%), New York (+299%) e Madrid (+161%) in questa triste classifica, e si trova una conferma ai dati preoccupanti provenienti dalla mancata inclusione dei decessi nelle Rsa nelle statistiche ufficiali. Vuoi per mancanza di tamponi, vuoi perché morti avvenute in maniera istantanea: la statistica è una scienza, sotto molti punti di vista, arida. Ridurre decessi e sofferenze a un numero è sempre complicato, e la sottovalutazione della reale portata dei drammi è molto spesso fisiologica.

Nel Regno Unto sottovalutazione, errori amministrativi e incuria stanno creando, secondo molti esperti, una vera e propria emergenza nelle case di riposo. Oltre Manica i morti ufficiali sono Regno Unito 20.732. Le statistiche britanniche, tuttavia, non includono le case di riposo in cui sono morte diverse migliaia di anziani. L'organizzazione caritatevole Care England ha stimato che tra marzo e inizio aprile sarebbero morti circa 7.500 anziani nelle case di riposo del Regno Unito. La settimana finita il 10 aprile è stata per il Paese la più luttuosa del secolo, con una crescita dei decessi del 76% rispetto alla media quinquennale e del 55% rispetto al numero di morti ufficialmente attribuiti al Covid-19.

Come ha osservato Pierluigi Fagan, in un primo momento la sottovalutazione è stata consapevole: "Francesi, tedeschi, britannici e molti altri, hanno deciso di non contabilizzare i morti anziani sostenendo la differenza tra “morire di e morire con” il virus. Sarebbe come dire che non è la goccia a far traboccare il vaso (già malato)". Un errore di valutazione e sottovalutazione che non ha aiutato a cogliere la reale portata del dramma, che le statistiche del Financial Times rendono forse ancora più vicina alle sue vere dimensioni.

Ulteriori conferme della sottostima dei morti complessivi da Covid-19 vengono anche da un'analisi di Milena Gabanelli sulla Dataroom odierna del Corriere della Sera. Commentando dei dati raccolti dall'Ispi su sette Paesi europei (Spagna, Italia, Regno Unito, Francia, Paesi Bassi, Svezia, Svizzera) la Gabanelli fa notare che a fronte di 59mila decessi, la sottostima complessiva è del 49%, perchè i morti in eccesso nei Paesi considerati sono oltre 88mila. Rispetto al Ft, i dati Ispi hanno la caratteristica di una maggior disomogeneità, essendo riferiti a intervalli e fasce temporali diverse per i vari Paesi. In ogni caso, la conferma appare lampante e l'ordine di grandezza non è enormemente dissimile dallo studio del quotidiano della City. Ancor più interessante è il richiamo alla scarsa trasparenza del Belgio, Paese che con 597 decessi per milione di abitanti è il più colpito al mondo in termine proporzionali dall'epidemai ma mantiene un silenzio decisamente discutibile su molte questioni della gestione dei suoi conti.

L'analisi di Dataroom conferma quanto i governi dovranno tenere conto della reale portata del Covid-19, maggiore di quella attestata dalle statistiche, per programmare il futuro e la fase due della ripartenza: fidarsi solo delle statistiche ufficiali, compilate tralaltro in momenti di enorme pressione sugli apparati di reazione, potrebbe portare a decisioni precipitose sulla riapertura sociale ed economica.

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