L'assalto dell'Isis a Dacca e le falle nella prevenzione

L’attacco dell’Isis al ristorante di Dacca mette in evidenza tutta una serie di problematiche e inefficienze sia in ambito preventivo che operativo

L'assalto dell'Isis a Dacca e le falle nella prevenzione

L’attacco dell’Isis al ristorante di Dacca mette in evidenza tutta una serie di problematiche e inefficienze sia in ambito preventivo che operativo, chiaramente sfruttato dai jihadisti. Il Bangladesh è tra i paesi considerati dal terrorismo islamista come facile da colpire, esattamente come nel caso dell’attentato all’Hotel Splendid in Burkina Faso dello scorso gennaio, a causa delle difficoltà economiche e conseguentemente delle scarse risorse a disposizione per la tutela della sicurezza. Del resto il luogo dell’assalto dista poco più di 100 metri dall’ambasciata italiana a Dacca; il fatto che 8-9 uomini armati fino ai denti siano potuti penetrare nella zona senza essere individuati evidenzia delle chiare carenze securitarie preventive. In aggiunta va considerato che l’Isis ancora una volta ha scelto un soft target, un obiettivo facile da colpire, come spiega Allessandro Burato, analista di Itstime: “La scelta del target è in linea con quelle che hanno contraddistinto gli attacchi più noti del Daesh che hanno visto colpiti i luoghi del divertimento e dell’aggregazione, quelli che mediaticamente rendono più efficace la campagna di promozione del terrore. Come era accaduto in occasione dell’attacco all’hotel Splendid in Burkina Faso il 15 gennaio scorso, il commando avrebbe agito mediante operazioni di presa di ostaggi, assalti con armi leggere e deflagrazioni”.

Questo tipo di attacchi hanno l’obiettivo di colpire luoghi pubblici affollati (bar, ristoranti, teatri, stadi, aeroporti, stazioni), seminando il panico tra i civili che si sentono vulnerabili nella loro quotidianità. In aggiunta, se gli obiettivi sono siti frequentati da ambienti internazionali, se ne ricava anche un’attenzione mediatica su scala mondiale. Per quanto riguarda il blitz, è prematuro trarre conclusioni, ma alcuni aspetti critici emergono da subito. Fonti del Bangladesh parlano di una trattativa durata 13 ore, tempistiche troppo lunghe se consideriamo che l’obiettivo dell’Isis non è e non è mai stato quello di trattare, ma piuttosto di mietere vittime e seminare terrore tramite campagna mediatica. Non a caso sono immediatamente state scattate le foto di cadaveri, poi fatte trapelare all’esterno. Il sito bengalese Prothom Alo riferiva che le immagini sarebbero poi state “twittate” mezz’ora prima dell’inizio del blitz dal sito statunitense Site Intel. Una mossa piuttosto discutibile perché alimenta la medesima propaganda dell’Isis. 1 Sempre secondo fonti locali, il blitz sarebbe durato più di mezz’ora e avrebbe coinvolto un centinaio di uomini, sette carri armati e differenti corpi tra cui RAB, BGB, Swat, esercito regolare e polizia; anche in questo caso, tempistiche troppo lunghe e un dispiegamento di forze eccessivo e caotico per eliminare una cellula di otto o nove elementi (uno dei quali pare che sia fuggito). Mischiare così tante unità provenienti da diversi reparti e corpi, nella maggior parte dei casi, non rende il blitz più efficace, ma al contrario, genera confusione. In compenso è stata utile la mossa di far allontanare la stampa, onde evitare che i terroristi potessero seguire dall’interno ciò che accadeva fuori, come accadde alle Olimpiadi di Monaco nel 1972. Non sono chiare nemmeno le stime per quanto riguarda le vittime.

Si parla di una cinquantina di civili presenti all’interno del locale, 18 sarebbero stati tratti in salvo. I morti potrebbero essere almeno 26, ma ancora non si hanno numeri precisi. Bisognerà attendere informazioni ufficiali dalle autorità bengalesi.

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