Il governo libico di Fayez Al Serraj ha annunciato la chiusura di sette centri di detenzione-lager dove vengono attualmente rinchiusi i migranti bloccati mentre tentano di arrivare via mare in Italia.
Dopo mesi di inchieste giornalistiche e pressioni da parte della comunità internazionale (si sono mossi, fra gli altri, le agenzie Onu e Medici senza Frontiere), l'Agenzia libica per il contrasto all'immigrazione illegale ha deciso di chiudere le porte di alcuni centri a Tripoli, Sorman, Al-Qalaa e Al-Khums. Si tratta di strutture fatiscenti, spesso semplici magazzini per le merci trasformati in rozze prigioni, dove i diritti umani vengono calpestati quotidianamente.
Come hanno dimostrato diverse inchieste e reportages, in questi centri i migranti vengono picchiati, torturati, privati della libertà, spesso ricattati per potersene andare. Le donne vengono violentate e in alcuni casi le persone vengono uccise sommariamente. Addirittura ridicola l'idea di poter contattare un avvocato o di poter conoscere i propri diritti.
Come se non bastasse, la situazione sanitaria di queste strutture è sempre più precaria. I medici di Msf fanno sapere di avere in cura oltre mille pazienti al mese per infezioni alle vie respiratorie e all'apparato urinario, irritazioni dermatologiche e disturbi da stress post-traumatico.
Nei centri che verranno chiusi le persone sono ammassate in ambienti così piccoli che non hanno nemmeno lo spazio per distendere le gambe.Ora le autorità tripoline hanno garantito che i migranti saranno trasferiti in strutture più consone, in attese di essere rimpatriati nei rispettivi Paesi d'origine.
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