Un intero popolo ha sfilato a Barcellona l'11 settembre nel giorno della Diada Catalana. Hanno manifestato i catalani, non marciato, perchè nei volti, nelle bandiere, nei cori, nell'inno Els segadors, cantato da un milione e mezzo di persone, c'era raccolta l'essenza di un intero popolo in movimento verso l'orizzonte dell'Indipendenza, lontano da marzialità o violenza, ma compatto nella volontà di un cambiamento pacifico, eterogeno e democratico.
La Catalogna ha gridato di nuovo al mondo la sua ontologica coscienza identitaria e la forte determinazione nel presentarsi all'appuntamento elettorale del 27 settembre, per contribuire a quella che è una data storica verso una possibile secessione da Madrid. Ma la corale espressione che la Catalogna non è Spagna e il fatto che il volere indipendentista sia stato dimostrato da un moltitudine assoluta, non ha lasciato indifferente il governo centrale.
Nella regione di Barcellona, infatti, i giorni di campagna elettorale sono toccati da un clima sempre più pesante. E il motivo dell'acuirsi delle tensioni è dovuto al pronunciamento da parte del Tribunale Costituzionale spagnolo di sospendere provvisoriamente alcuni passaggi di una legge catalana che mira alla creazione di un'agenzia delle imposte regionali. La corte suprema ha accettato infatti un ricorso presentato dal governo di Rajoi che accusa la legislazione catalana di voler far diventare alcuni lavoratori dell'agenzia delle imposte spagnola dipendenti dell'esecutivo catalano. Gli articoli impugnati riguardano la possibilità per i lavoratori delle agenzie delle imposte nazionali stanziate in Catalogna di trasferirsi volontariamente a lavorare per il futuro apparato catalano e l'accusa mossa dal governo centrale è quella di creare in questo modo una situazione di imparità con i funzionari delle altre regioni di Spagna, dal momento che, per accedere alle cariche pubbliche, devono esserci uguali condizioni di merito e capacità.
Ora occorrerà attendere fino a cinque mesi per conoscere la sentenza definitiva in merito. Intanto la vicepresidente del governo catalano Neus Muntié ha accusato Madrid di asfisia e centralizzazione e l'episodio va a sommarsi ad altri avvenimenti che negli ultimi giorni hanno fatto aumentare la tensione. Tra questi le dichiarazioni del Ministro della Difesa Pedro Morénes, che in un' intervista rilasciata alla RNE (Radio Nacional de Espana), relativamente al ruolo che giocherebbero le forze armate nel caso di una proclamazione unilaterale di indipendenza in Catalogna, ha risposto così al giornalista: "Ognuno deve compiere il suo dovere. Le Forze armate, i governanti e i governati e se tutti compiono il proprio dovere non ci sarà nessun tipo di azione di quelle che sta prendendo in considerazione lei".
Dichiarazioni lontane però da quello che è stato l'atteggiamento dei catalani che non hanno paventato nessuna prova di forza ma solo il rispetto di
un processo elettorale e democratico. E ritorna quindi quanto mai attuale, a quasi ottant'anni dalla pubblicazione, il titolo encomiastico di un libro miliare del '900: “Omaggio alla Catalogna!”, e oggi anche ai catalani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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