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La Sereni sta con le ong accusate di terrorismo

Il viceministro degli Esteri Marina Sereni contro la decisione israeliana di porre sei Ong tra le liste dei gruppi terroristici dopo la scoperta di legami con il Fronte Popolare di Liberazione della Palestina

L'Italia contro l'inchiesta in Israele sulle Ong palestinesi accusate di supportare il terrorismo

Stanno suscitando polemiche anche in Italia le decisioni assunte da Israele nei giorni scorsi contro sei Ong palestinesi. Secondo il governo dello Stato ebraico, alcune organizzazioni terroristiche palestinesi, a partire dal Fplp (Fronte Popolare di Liberazione per la Palestina), avrebbero usato le Ong come vere e proprie “basi pulite” per ricevere finanziamenti dall'estero.

Da qui la firma, da parte del ministro degli Esteri israeliano Benny Gantz, su un documento che ha posto le sei Ong nella lista dei gruppi terroristici. Le organizzazioni in questione sono: Adameer, Al Haq, Bisan, Difesa dei bambini-Palestina (Dci-P) Unione delle donne (Upwc); Unione degli Agricoltori (Uawc).

Se per Israele una decisione del genere è motivata dal diritto alla propria autodifesa, non la pensano in questa maniera diversi attori internazionali. A partire dall'Onu. Dal Palazzo di Vetro nelle scorse ore si è levata la voce dell'ex presidente del Cile, Michelle Bachelet, in qualità di Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. Secondo la rappresentante Onu la scelta israeliana è preoccupante e potrebbe creare un precedente contro le Ong.

Dall'Italia si è espressa contro l'iniziativa del governo dello Stato ebraico il viceministro degli Esteri, Marina Sereni: “Non posso che esprimere preoccupazione – ha dichiarato parlando come esponente del governo – per la designazione da parte israeliana di 6 ong palestinesi umanitarie e di difesa dei diritti fondamentali come organizzazioni terroristiche. Molte di queste organizzazioni intrattengono fruttuosi rapporti di collaborazione con numerosi paesi donatori, inclusa l'Italia”.

Ma è proprio questo il nocciolo della questione. Le inchieste israeliane hanno mostrato come l'Ue, in parte anche gli Usa e diversi singoli Stati occidentali negli anni hanno foraggiato le Ong incriminate. Non certo per sostenere le attività terroristiche palestinesi, ma al contrario per portare avanti progetti di natura umanitaria.

Il problema però, per gli inquirenti e gli esponenti di governo israeliano, è che a gestire le Ong sono stati spesso esponenti di spicco del Fplp. Da qui il sospetto che il fiume di denaro elargito dall'estero potrebbe aver indirettamente finanziato il gruppo terrorista.

Per Israele il Fplp è una minaccia importante. Radicato soprattutto in Cisgiordania, negli anni molti suoi esponenti hanno portato avanti diversi attacchi contro i civili. Uno dei più recenti risale al 2014, quando un miliziano Fplp ha ucciso a colpi di machete quattro persone. Durante la seconda intifada degli anni 2000, il gruppo si è reso protagonista di una decina di attentati in territorio israeliano.

Il governo dell'Anp, l'Autorità Nazionale Palestinese, da tempo non passa più soldi al Fplp. Le casse dell'organizzazione potrebbero quindi essere state foraggiate dai soldi provenienti dalle Ong. La questione portata avanti dal viceministro Sereni e dall'Alto Commissario dell'Onu appare più di principio. Secondo loro le Ong, specialmente se operanti in contesti delicati, non vanno toccate.

Il governo israeliano, al contrario, sembra voler aprire una finestra su come le organizzazioni usano i fondi e sui legami con gruppi considerati come una minaccia per la sicurezza.

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