Prima il blocco delle finanze, poi le perquisizioni e infine pure l'arresto. Madrid è pronta a tutto pur di bloccare il referendum per l'indipendenza promosso dalla Catalogna e indetto per il primo ottobre.
Questa mattina è scesa in campo pure la Guardia civil - la polizia spagnola - che con un blitz nel palazzo del governo regionale catalano ha perquisito diversi uffici dei ministeri dell'Economia, degli Esteri e degli Affari sociali. E ha poi arrestato Josep Maria Jovè, il segretario generale economico e braccio destro del vicepresidente Oriol Junqueras, e altri 13 esponenti del governo regonale.
Madrid aveva già esautorato il governo catalano nelle sue competenze finanziarie. Ma Jové è il primo esponente di spicco catalano arrestato dalla convocazione del referendum. E oggi la polizia spagnola ha sequestrato nove milioni di schede elettorali pronte per il voto.
Il presidente della Generalitat della Catalogna, Carles Puigdemont, ha convocato una riunione d'urgenza. Il presidente ha usato parole dure per definire quanto accaduto in Catalogna puntando il dito contro il governo spagnolo che a suo dire ha "oltrepassato la linea rossa e si è convertito in una vergogna democratica". Puigdemont ha confermato che il 1 ottobre il referendum sulla indipendenza catalana si farà e ha chiamato i cittadini catalani a "dare una risposta ferma, con un’atteggiamento civile e pacifico.
Le libertà sono di fatto sospese e represse - ha detto Puigdemont - il governo ha di fatto instaurato uno stato di eccezione".Centinaia di persone sono intanto scese in strada a Barcellona sulla Rambla per protestare contro il blitz: la piazza urla "indipendenza" e "libertà" e fischia contro il governo di Madrid.
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