La mia etnia non mi appartiene: in America spunta il "transracialism"

È la nuova frontiera dell'identità fluida: "Ognuno ha diritto di perseguire la felicità a modo suo"

La mia etnia non mi appartiene: in America spunta il "transracialism"

Rachel Dolezal è una signora di Spokane, nello stato di Washington, verso la costa pacifica degli Stati Uniti. Da anni sostiene di sentirsi una donna di colore anche se è nata con la pelle bianca. È stata la prima attivista del movimento chiamato "transracialism": una corrente d'opinione secondo la quale si può decidere a quale etnia si appartiene, indipendentemente dalla propria identità biologica.

La storia di Dolezal ha fatto molto discutere: per anni raccontò di essere figlia di padre africano, nata da una relazione con la madre bianca. Un racconto poi smascherato dalla sua stessa famiglia: la menzogna le costò il posto di lavoro e un crollo della reputazione. L'attivista allora ha chiesto scusa per le bugie ma non ha mollato: il suo libro In full color teorizza il "transrazzialismo", affermando il diritto delle persone a scegliere la propria identità etnica.

Come scrive La Verità nell'edizione del 4 dicembre, la storia di Dolezal non è l'unica. Negli Stati Uniti c'è anche la vicenda di Ja Du: un uomo transessuale nativo di Tampa, in Florida, che dice di sentirsi filippino. Per questo ha cambiato il nome di battesimo con questa versione decisamente più asiatica. Inoltre nella sua città Ja Du si sposta in tuk-tuk, il taxi a tre ruote in uso dalle parti di Manila. «Ogni volta che ho intorno musica e cibo filippini mi sento come se fossi nella mia pelle», dice.

Un'altra storia che desta scalpore negli States è quella di Martina Big, fotomodella tedesca che qualche anno fa ha cercato di diventare una sorta di Barbie che attira l'attenzione. Si è sottoposta a operazioni alle labbra, alle gambe e al naso, e a ben 23 interventi al seno che l'hanno resa la donna con la protesi mammaria più grande al mondo. Poi ha deciso di cambiare pelle: nuove operazioni, trapianti di melanina e ora, che è diventata una signora di colore, si fa chiamare Malaika Kubwa («grande angelo» in swahili).

Il movimento transrazziale si appiglia ai casi, in realtà diversi, dei cambi di

genere. Se l' identità sessuale percepita vale più di quella reale - sostengono in sostanza gli attivisti del movimento, lo stesso discorso deve essere valido anche per l' etnia. Una nuova frontiera dell'identità "fluida".

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