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Un miliardo di kebab ogni anno: così i tedeschi si sono "convertiti" al döner

In Germania le vendite di kebab ormai superano quelle delle maggiori catene di fast food. E c'è chi parla di "diplomazia" del döner

 Un miliardo di kebab ogni anno: così i tedeschi si sono "convertiti" al döner

A Berlino vivono circa 200mila cittadini turchi. Una vera e propria città nella città. Una città, per avere un’idea, grande quasi come Verona. Non a caso nella capitale tedesca, l’ex quartiere degli operai, Kreuzberg, ormai da tempo si è guadagnato il soprannome di Klein-Istanbul: piccola Istanbul. Tra i locali hipster, infatti, trovano posto decine di tavole calde, ristoranti e negozi di alimentari che vendono specialità mediorientali. E poi moschee, hammam, barberie. La maggior parte delle donne che si incontrano per strada portano il velo. Non c’è da stupirsi, quindi, se da queste parti il kebab sia più diffuso del Mc Donald’s. La piadina turca con all’interno la carne allo spiedo, accompagnata da verdure, salse e spezie, è il terzo cibo più consumato dopo il currywürst e la pizza. Gli hamburger vengono soltanto dopo.

Per essere più precisi, in Germania si mangiano oltre tre milioni di kebab al giorno. Moltiplicato per 365, il totale è di oltre un miliardo ogni anno. Calcolando che per ogni porzione si spendono circa cinque euro, si arriva alla cifra record di cinque miliardi. Un numero che supererebbe, per l’appunto, quello del fatturato annuale della catena di fast food americana nel Paese. Secondo il giornalista tedesco Eberhard Seidel è proprio attorno a questo cibo che si è costruita l’integrazione tra tedeschi e comunità turca. Lo spiega nel suo ultimo libro, "Döner- una storia culturale turco-tedesca". Più di 250 pagine in cui vengono ripercorse vita, opere e miracoli della pietanza entrata di diritto nella tradizione gastronomica tedesca. Parola di Elon Musk. Quando nell’autunno del 2020 gli chiesero cosa adorasse mangiare in Germania rispose senza dubbio: "Döner kebab".

"Il döner kebab ha promosso gli scambi interculturali più delle feste dell'amicizia e degli appelli morali e politici. Può far male, ma rende evidente il suo modesto significato", scrive Seidel nel volume fresco di stampa, a cui Die Welt ha dedicato un articolo qualche settimana fa. Il sociologo non ha dubbi: il kebab così come lo conosciamo, quello avvolto nella piadina stretta dal foglio di alluminio, non è nato ad Ankara e neppure ad Istanbul, ma a Berlino. È il 1972 e alla Bahnhof Zoo, quella resa celebre dai "ragazzi" dell'omonimo libro, Kadir Nurman, uno dei primi turchi ad emigrare in Germania negli anni ’60 ha una visione: sostituire il panino da passeggio dei tedeschi con il döner. L’idea ha avuto subito successo e oggi di chioschi come quello di Nurman, a Berlino, ce ne sono più di 1.600. Il quotidiano Italia Oggi parla di quasi 18.500 attività in tutta la Germania, che danno lavoro a circa 60mila persone. Molti dei turchi trasferitisi a vivere nel Paese proprio grazie al girarrosto hanno potuto pagare gli studi ai propri figli.

Oggi anche il lussuoso hotel Adlon Kempinski, a due passi dalla Porta di Brandeburgo, serve il kebab "classico turco" nella sua versione rivisitata con salsa al tartufo. A Monaco di Baviera, invece, è spuntato un locale che produce il "primo kebab artigianale tedesco". Prova che il cibo che si è diffuso nei quartieri popolari per il suo vantaggioso rapporto qualità-prezzo ha conquistato davvero tutti. "Il kebab aveva bisogno dei tedeschi e i tedeschi avevano bisogno del kebab", scrive Die Welt.

Tanto che a 50 anni dall’invenzione del rotolo da passeggio avvolto nella carta argentata, ad apprezzarlo sono forse più i berlinesi degli stessi turchi.

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