Minneapolis, il consiglio comunale vota per l'abolizione della polizia

Il consiglio comunale di Minneapolis vota all'unanimità la proposta di abolire la polizia sull'onda emotiva delle proteste per la morte di George Floyd

Minneapolis, il consiglio comunale vota per l'abolizione della polizia

Sull'onda delle proteste per la morte di George Floyd, il consiglio comunale di Minneapolis è arrivato a votare - all'unanimità - una proposta radicale: l'abolizione del dipartimento di polizia della città teatro dell'omicidio che ha sconvolto l'America. Come spiega il New York Post, il voto unanime del civico consesso non smantellerà automaticamente il dipartimento, ma è un primo passo in un lungo processo legislativo che alla fine avrà bisogno del sostegno popolare dei residenti nelle elezioni di novembre. Sarà necessaria la modifica dello statuto comunale della città. Un progetto di emendamento pubblicato online suggerisce di sostituire la forza di polizia con un "dipartimento di prevenzione", composto da "ufficiali di pace" che garantiscano la sicurezza pubblica con un "approccio olistico e orientato alla salute pubblica". "È tempo di apportare cambiamenti strutturali", ha spiegato il consigliere comunale Steve Fletcher all'Associated Press prima del voto. "È tempo di ricominciare da capo e reinventare l'ambito della sicurezza pubblica". C'è però un ostacolo: il sindaco di Minneapolis, Jacob Frey, non supporta la proposta e ha il potere di porre il veto.

Nel frattempo, in città, a Powderhorn Park, è spuntato dal nulla un accampamento di oltre 300 homeless. Come riporta il New York Post, i residenti del quartiere hanno deciso in un primo momento di non chiamare la polizia e lasciare i senza tetto nelle loro tende improvvisate. Tuttavia, l'area è diventata il ritrovo ideale di spacciatori e criminali in genere e due persone sono finite all'ospedale a seguito di un'overdose. Carrie Nightshade è una mamma e faceva parte, spiega il New York Post, di un gruppo di "donne bianche" che avevano concordato di ignorare qualsiasi danno alla proprietà, inclusi quelli alla propria abitazione. Ma ora si sente a disagio nel lasciare che i suoi due figli, di 9 e 12 anni, giochino da soli nel parco. Un altro residente, Mitchell Erickson, ha chiamato la polizia la settimana scorsa quando è stato minacciato da due giovani fuori da casa sua, uno dei quali gli ha puntato una pistola al petto mentre gli intimava di consegnarli di le chiavi della sua auto. "Mi pento di aver chiamato la polizia" ha poi detto al Times. "Ho agito d'istinto. Ho messo quei ragazzi in pericolo di morte chiamando la polizia".

E mentre Donald Trump si presente come il candidato che vuole ristabilire la legge e l'ordine nelle strade d'America, come abbiamo raccontato a InsideOver l'esperimento della zona occupata dai manifestanti in un'altra città americana, Seattle, finisce in tragedia. Nelle scorse settimane, infatti, a seguito delle manifestazioni di Black Lives Matter nella città sullo stretto di Puget, alcuni attivisti hanno trasformato il quartiere di Capitol Hill in una "zona autonoma" senza polizia, completamente autogestita dai residenti, denominata "Capitol Hill Organized Protest”, o "Chop".

Ma l’utopia del municipalismo libertario-anarchico alla Bookchin ostile alle gerarchie, che tanto va di moda a sinistra, si è presto trasformata in un incubo. Nella giornata di lunedì, infatti, il sindaco di Seattle si è rivolto ai manifestanti sottolineando che “è ora che la gente torni a casa” e lasci il quartiere di Capitol Hill.

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