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Mosca ha monitorato i missili Tomahawk diretti in Siria

Solo in Siria, la Russia mantiene un raggio di copertura di circa 500 km a 360 gradi. Lo sciame missilistico statunitense è stato certamente monitorato

Mosca ha monitorato i missili Tomahawk diretti in Siria

Gli Stati Uniti Navy hanno lanciato 59 missili Tomahawk (TLAM) contro obiettivi militari in Siria siti nella Shayrat Air Base, 25 miglia a sud di Homs. Abbiamo colpito – ha spiegato Trump alla nazione - la base aerea che ha lanciato l'attacco chimico contro i civili martedì scorso sulla città di Khan Sheikhoun.

“Non possono esserci dubbi sul fatto che la Siria abbia usato armi chimiche, violando i suoi obblighi internazionali ed ignorando le sollecitazioni del Consiglio di Sicurezza della Nato”.

Mosca, avvisata dal raid in base ai parametri di deconfliction, ha monitorato le diverse ondate missilistiche lanciate dalle cacciatorpediniere classe Arleigh Burke, USS Ross (DDG-71) e USS Porter (DDG-78) di stanza a Rota, in Spagna. Per rateo di fuoco/tempo, all’attacco potrebbero aver partecipato anche due sottomarini di stanza nel Mediterraneo.

Il Tomahawk, attualmente nella versione Block IV, è la colonna portante dei sistemi d’arma di proiezione degli Stati Uniti fin dalla guerra del Goldo nel 1991. Il suo ultimo utilizzo risale allo scorso ottobre, quando missili Tomahawk furono lanciati dal Mar Rosso contro tre radar costieri controllati dai ribelli Houthi, nello Yemen. Nel 2014, la USS Philippine Sea dal Golfo Persico e la USS Arleigh Burke dal Mar Rosso, lanciarono missili 47 Tomahawk contro le posizioni del Gruppo Khorasan legato ad al Qaeda.

La testata da mille chili e la sua capacità di colpire bersagli a mille miglia di distanza, rende il Tomahawk il sistema d’arma di precisione tatticamente preferito dal Pentagono. Resta anche quello politicamente corretto. La rotta via mare non richiede un corridoio aereo autorizzato, per lo stesso principio delle rotte circumpolari dei missili strategici.

Gli Stati Uniti avrebbero potuto lanciare un raid dalla base di Incirlik, in Turchia. Tuttavia tale operazione avrebbe richiesto l’esplicito consenso turco. Medesima valutazione per gli altri avamposti del Medio Oriente: un attacco avrebbe sollevato evidenti problemi diplomatici.

Da mercoledì scorso, nel Mediterraneo è in pattugliamento il 24th Marine Expeditionary Unit, mentre nel Golfo Persico il Pentagono mantiene il Gruppo da Battaglia della portaerei USS George H.W. Bush. Fino a cinque sottomarini d’attacco sarebbero schierati nella regione. Tale necessità operativa non si applica per la linea Trident, secondo protocollo in preallarme prima di ogni attacco preventivo con armi convenzionali.

Mosca ha monitorato i missili in arrivo

Il portavoce del Pentagono, il capitano Jeff Davis ha affermato che i russi sono stati avvisati “con multiple chiamate telefoniche”.

“Una precauzione per minimizzare i rischi per il personale russo e siriano presenti nella base. I satelliti confermano gravi danni alle principali strutture di Shayrat".

Il Pentagono, tuttavia, non ha chiarito se al momento del raid la base ospitasse armi chimiche.

“La base siriana ha accolto in passato dell’arsenale chimico”.

La piattaforme di difesa russe presenti in Siria, hanno certamene monitorato lo sciame missilistico in arrivo.

Dal novembre del 2015, Mosca schiera a ridosso del porto di Tartus, una flottiglia con la presenza fissa di un incrociatore missilistico classe Slava che conferisce una copertura di 150 km a 360 gradi. Ogni incrociatore classe Salva è armato con 64 missili terra aria S-300 PMU-1/2 di ultima generazione, in grado di abbattere sia caccia che missili balistici. A 77 km di distanza si trova la base di Hmeymim con una doppia linea di difesa strategica mobile ed interconnessa. L’S-300 è ritenuto letale contro tutti i caccia di quarta generazione e, comunque, contro tutti i vettori non dotati di tecnologia stealth. La versione S-400, invece, è stata progettata proprio per intercettare le minacce stealth occidentali. L' S-400 Triumph (denominazione NATO SA-21 Growler) è un sistema missilistico antiaereo russo progettato per distruggere tutti gli obiettivi aerospaziali moderni ed avanzati ad una distanza massima di 400 chilometri (248,5 miglia), una gittata praticamente doppia al MIM-104 Patriot americano.

Senza contare, infine, la Flotta del Mediterraneo, permanentemente schierata da Mosca.

Solo in Siria, la Russia mantiene un raggio di copertura di circa 500 km a 360 gradi. Lo sciame missilistico statunitense è stato certamente monitorato. Sembra altamente probabile, infine, che i due paesi abbiano concordato anche un corridoio di volo per i Tomahawk.

Il Cremlino non ha ingaggiato la minaccia Tomahawk perchè non rivolta contro i russi e per evitare una escalation nucleare. Da rilevare che i sistemi di difesa aerea russi in Siria sono schierati ad esclusiva protezione delle strutture e dei militari di Mosca.

Mosca: "Solo 23 missili hanno colpito la base"

Secondo il Ministero della Difesa russo, "il raid statunitense avrebbe distrutto sei MiG-23 in riparazione, un deposito, una struttura di formazione, una mensa ed una stazione radar.
La pista e le vie di rullaggio sono rimaste integre. L'efficienza dell'attacco è stata piuttosto scarsa: soltanto 23 missili avrebbero realmente colpito la base aerea siriana. Il destino degli altri 36 missili da crociera lanciati rimane sconosciuto".

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