Nella notte le novità più importanti sul fronte della guerra in Ucraina sono arrivate da Mosca. La Duma, la Camera Bassa del parlamento russo, ha infatti annunciato di voler prendere in esame due provvedimenti che potrebbero avere un forte impatto sul conflitto. Il primo riguarda l'addio di Mosca all'Oms e Wto, rispettivamente l'Organizzazione Mondiale della Sanità e l'Organizzazione mondiale del Commercio.
Proprio ieri l'Oms ha parlato di rischio colera a Mariupol, città oramai in gran parte in mano russa, indispettendo molto il governo di Mosca il quale invece punta al contrario a dimostrare un certo ritorno alla normalità nell'area. Possibile che sia stato questo ad influire sulla scelta di esaminare il documento con il quale nelle prossime ore dal parlamento potrebbe arrivare il via libera all'uscita dall'organizzazione. L'addio al Wto invece potrebbe essere motivato come risposta alle sanzioni commerciali inflitte dall'occidente.
L'altro importante documento che verrà valutato dalla Duma riguarderà invece il divieto di scambiare prigionieri con il Battaglione Azov. In almeno 260, tra marines e membri del Battaglione, sono usciti dall'acciaieria Azovstal di Mariupol dopo la loro resa. Dalla capitale ucraina è stata ventilata l'ipotesi di un ritorno in patria dei fuoriusciti da Mariupol grazie a uno scambio di prigionieri. Ma molti deputati russi hanno definito criminali coloro che, sotto le insegne dell'Azov, hanno combattuto nell'area di Azovstal. Da qui la proposta di votare una bozza per impedire alle autorità militari di Mosca lo scambio di prigionieri e processare i 260 militari arresi.
La situazione a Mariupol
A Mariupol intanto la situazione appare ancora confusa. All'interno dell'acciaieria Azovstal rimangono alcuni combattenti del battaglione Azov, ma non è chiaro se le operazioni di evacuazione continueranno o meno.
Ieri infatti i contatti tra ucraini e russi si sono interrotti e questo in qualche modo potrebbe aver rallentato o fermato del tutto l'uscita degli ultimi combattenti dallo stabilimento industriale. I feriti più gravi dovrebbero oramai essere stati evacuati, nelle ultime ore secondo fonti della Reuters anche soldati non feriti sarebbero saliti sui bus diretti fuori Mariupol. L'attenzione è comunque puntata su quello che accadrà adesso.
Se cioè davvero la fine dell'incubo per molti soldati all'interno di Azovstal sarà o meno concreta. E, nel caso in cui questo si dovesse realizzare, capire il destino dell'intera Mariupol. La città è saldamente in mano russa e filorussa. In alcuni quartieri sono state riaperte le scuole, all'interno sono state issate le bandiere della Russia e della Repubblica Popolare di Donetsk.
Ma difficilmente Kiev, almeno per il momento, sarà disposta a perderla e a riconoscerla come annessa a Mosca oppure a una delle repubbliche separatiste del Donbass. Più volte il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha fatto sapere di non voler firmare trattati che prevedano un ridimensionamento territoriale del Paese.
Lo stallo nel Donbass
Poco più a nord, appare difficile anche con le notizie arrivate durante la notte decifrare la situazione nel Donbass. L'avanzata russa è costante in alcune aree, come in quella di Severodonetsk, ma molto lenta. Di contro, i russi oramai hanno quasi del tutto abbandonato la regione a nord di Kharkiv, da cui passavano i collegamenti verso il quadrante di Izyum, strategica località in mano a Mosca da almeno un mese.
La controffensiva ucraina su Kharkiv ha dato maggior morale all'esercito di Kiev. Zelensky anche nelle ultime ore ha parlato di “stallo” dell'offensiva russa e di possibilità di proseguire con altre controffensive. In realtà lo stallo potrebbe riguardare entrambe le parti.
Il nodo politico
E mentre sul fronte militare quindi i due eserciti si concentrano sul Donbass, a livello politico a tenere banco è il via libera, dato sia dal parlamento di Helsinki che dal governo di Stoccolma, di Finlandia e
Svezia nella Nato. Per Mosca “un grave errore”, per gli Usa invece un'opportunità. C'è però, sul versante di Washington, da affrontare la grana turca. Ankara si è detta contraria all'ingresso dei Paesi scandinavi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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