Nato: "L'Italia fermi i tagli ed inizi ad investire nella Difesa"

L’Italia, nel 2016, ha investito nella spesa militare l’1,11% del PIL. Stoltenberg: "Consapevoli dei vincoli di bilancio, ma è un problema di priorità".

Nato: "L'Italia fermi i tagli ed inizi ad investire nella Difesa"

Gli Stati Uniti coprono per oltre il 70 per cento dell’attività militare dell’ Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord, investendo nell’ultimo anno il 3,6% del PIL. L’Italia, nel 2016, ha investito nella spesa militare l’1,11% del PIL. Ogni paese membro della Nato avrebbe dovuto investire il 2 per cento del PIL per la Difesa. Il termine del 2 per cento del PIL, è stato fissato analizzando il livello medio di spesa dell’Alleanza tra la fine della guerra fredda fino al 2003. Il 2 per cento rappresentava lo standard medio degli alleati, quindi facilmente gestibile. Una sorta di indicatore per i membri politicamente impegnati nella Nato, che determina un livello di responsabilità.

Un obiettivo che, al 2016, è stato raggiunto soltanto da cinque alleati: Stati Uniti (3,61%), Grecia (2,38%), Regno Unito (2,21%), Estonia (2,16%) e Polonia (2%). La soglia del 2 per cento è chiaramente ipotetica. L’obiettivo del 2% del PIL è stata adottato dagli Stati membri della Nato nel 2002. L’Alleanza ha stabilito le linee guida del 2 per cento quattro anni dopo, durante il vertice di Riga. Sono tre i parametri di riferimento, ratificati nel 2014, per tutti i paesi dell’Alleanza. Il primo prevede la fine immediata di ulteriori riduzioni delle spese per la Difesa. Il secondo richiede una crescita della spesa coerente con quella complessiva del PIL. Il terzo punto, infine, richiede agli Stati membri di raggiungere l’obiettivo del 2 per cento nell’arco di un decennio.

Nel 2016, la Francia è stato il sesto paese dell’Alleanza ad aver investito di più con l’1,78% del PIL. Seguono Turchia (1,56%), Norvegia (1,54%), Lituania (1,49%), Romania (1,48), Lettonia (1,45%), Portogallo (1,38%), Bulgaria (1,35), Croazia (1,23%), Albania (1,21%), Germania (1,19%), Danimarca (1,17%), Olanda (1,17%), Slovacchia (1,16%), Italia (1,11%), Repubblica Ceca (1,04%), Ungheria (1,01%), Canada (0,99%), Slovenia (0,94%), Spagna (0,91%), Belgio (0,85%), Lussemburgo (0,44%).

Dal 1985 al 1989, i membri europei dell’Alleanza investirono una media del 3,3 per cento del PIL per la Difesa. Dal 1990 al 1994 la spesa si ridusse al 2,7 per cento. Nel periodo tra il 1995 ed il 1999, la spesa scese al 2,2 %, fino ad arrivare all’1,9 % tra il 2000 ed il 2004. Entro il 2009, la media scese all’1,7 % per arrivare al punto basso dell’ 1,45 per cento nel 2015.

I livelli di spesa derivano direttamente dalle decisioni politiche. L’importo di spesa di una nazione è quindi solo un input, mentre il processo di traduzione degli ingressi fiscali nella spesa militare è eccezionalmente complicato e difficile da controllare.

Stoltenberg: “Fermare i tagli ed iniziare ad investire nella Difesa”

“I Paesi che non rispettano il tetto di spesa fissato dalla Nato, dovranno immediatamente fermare i tagli ed iniziare ad investire nella Difesa”.

E’ quanto ha dichiarato pochi minuti fa il Segretario Generale della Nato Jens Stoltenberg, da Bruxelles, alla vigilia della riunione dei Ministri della Difesa dell'Allenza.

“Siamo consapevoli, per via del patto di stabilità, dei vincoli di bilancio in Italia così come negli altri paesi dell’Alleanza, ma è un problema di priorità. Mi aspetto che i 28 alleati mantengano gli impegni concordati. Non ci aspettiamo il raggiungimento dell’obiettivo del 2% in tempi brevi, ma tutti gli alleati dovranno fermare i tagli ed iniziare ad investire nella difesa. E’ anche il caso dell’Italia: Tutti gli alleati dovranno rispettare gli impegni assunti".

C’è attesa per il discorso del Segretario alla Difesa americano James Mattis.

All’ordine del giorno, la lotta contro lo Stato islamico e gli altri gruppi terroristici. Nelle ultime settimane, l’Alleanza ha sottolineato il suo impegno a sostegno della coalizione a guida Usa in Medio Oriente, come il programma incentrato sulla formazione delle truppe in Iraq. La Nato proporrà la creazione di un nuovo centro di intelligence ed antiterrorismo in Italia.

Sorgerebbe presso l’Allied Joint Force Command di Napoli ed agirebbe come hub per analizzare le informazioni di intelligence provenienti da Siria, Iraq e Libia. Il nuovo centro di intelligence sarebbe già stata discusso dall’amministrazione Obama, per un organico internazionale formato da novanta unità.

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