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In Lettonia coi russi o con la Nato? Primo banco di prova di Conte

La nostra missione potrebbe essere rivista alla luce dell'apertura del governo verso Mosca

In Lettonia coi russi o con la Nato? Primo banco di prova di Conte

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha dichiarato che l'Italia si farà promotrice di una politica più aperta alla Russia. Ma ha anche detto di rimanere fedelmente ancorato alla Nato. Un approccio che però impone delle scelte, come per esempio quella di continuare a operare con le nostre forze armate in Europa orientale, specialmente in Lettonia.

Gli impegni assunti dall'Italia nell'Alleanza atlantica prevedono infatti anche la partecipazione alla campagna di rafforzamento del confine dei Paesi baltici con la Russia. E questo pone degli interrogativi su come si muoverà il governo Lega-5 Stelle sul versante baltico, lì dove i nostri uomini sono inviati nell'ambito delle missioni atlantiche.

Come ricorda l'Huffington Post, il 19 giugno del 2017 è iniziata ufficialmente la missione italiana in Lettonia. La nostra Difesa ha inviato circa 160 militari nel Paese al confine con la Russia inquadrati nel Battle Group multinazionale della Nato. La missione, decisa a Varsavia nel 2016, rientra nella enhanced Forward Presence che consiste nello schieramento di quattro battaglioni in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia. Obiettivo, tutelare i confini da una presunta avanzata russa.

Il nuovo governo si trova ora di fronte a una scelta non di poco conto: mantenere l'impegno o decidere di andarsene. E per il ministro Elisabetta Trenta non sarà una decisione semplice perché le anime del governo sono molto variegate sotto questo frangente. Il 30 maggio scorso, il ministero della Difesa ha comunicato lo svolgimento presso la base militare di Ādaži della cerimonia di avvicendamento del Contingente italiano su base 5° Reggimento Alpini". Il battaglione ha ceduto le consegne al 7° Reggimento Bersaglieri di stanza ad Altamura".

Il fondatore del M5S, Beppe Grillo, quando l'Italia decise di intervenire in Lettonia nell'ambito della missione Nato scrisse un post molto netto. "Renzi e Napolitano chinano la testa, ma l'invio di 150 uomini in Lettonia è inaccettabile. Questa azione è sconsiderata, è contro gli interessi nazionali, espone gli italiani a un pericolo mortale ed è stata intrapresa senza consultare i cittadini. L'Italia non ci guadagna nulla e ci perde tantissimo. In termini di sicurezza nazionale questa missione rischia di esporre il nostro Paese al dramma della guerra. Ci riporta indietro di trent'anni e alza nuovi muri con la Russia, che per noi è un partner strategico e un interlocutore per la stabilizzazione del Medio Oriente".

Idea molto netta che sicuramente ha un peso (e seguito) all'interno del M5S, che ora si trova al governo. E deve scegliere fra la fedeltà assoluta al Patto atlantico oppure scegliere una prima (e molto difficile) scelta di rottura con Bruxelles e apertura verso Mosca.

Anche Matteo Salvini, leader della Lega e attuale vice premier, non ha mai negato la sua contrarietà a questa missione nei Paesi baltici. In quell'occasione, alla notizia dell'invio del contingente, Salvini disse che riteneva una "follia anti-russa" la spedizione. "Chi fa prove di guerra con la Russia è matto o è in malafede. Armi e soldati usiamoli contro l’Isis, non contro chi li combatte" disse l'attuale ministro dell'Interno.

Ma ora sono al governo entrambe le forze e occorre capire come si muoverà. Conte è stato chiaro: apertura alla Russia, almeno sulle sanzioni, ma assoluta lealtà all'Alleanza. Ma ora bisognerà capire come si potrà declinare questa scelta. In ballo non c'è solo la Lettonia, ma tutte le nostre missioni all'estero, tradizionalmente legate a doppio filo con la Nato. La missione lettone è solo l'inizio.

Ma già dà l'idea di essere un banco di prova estremamente interessante.

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