Noa si è lasciata morire di fame e di sete dopo che l'Olanda le aveva negato l'eutanasia

Dall'Olanda arrivano nuovi dettagli sulla fine di Noa Pothoven: in passato aveva chiesto l'eutanasia in una clinica specializzata, ma dopo il no dei medici si è lasciata morire rifiutandosi di mangiare e di bere

Noa si è lasciata morire di fame e di sete dopo che l'Olanda le aveva negato l'eutanasia

L’Olanda non le ha mai concesso l’eutanasia e lei si è lasciata morire di fame e di sete.

A fornire nuovi particolari sulla tragica fine di Noa Pothoven, l’adolescente olandese di Arnhem che ha scelto il suicidio dopo aver lottato per anni contro depressione, anoressia e disturbo da stress post-traumatico, è un giornalista del quotidiano Der Gerderlander, Paul Bolwerk, sentito dal Corriere della Sera, che ha chiarito come la giovane abbia smesso di mangiare e di bere dopo che la sua richiesta di eutanasia presentata in una clinica specializzata era stata rifiutata.

Non si tratterebbe di eutanasia, quindi, che in Olanda è comunque legale anche per i minori a partire dai 12 anni in casi di sofferenze particolarmente gravi, ma di suicidio, visto che l’equipe medica che l’ha assistita ha solamente contribuito ad alleviare le pene della ragazza, che si è spenta ieri nel soggiorno di casa sua dopo aver smesso di alimentarsi ed idratarsi.

Non si può parlare neppure di suicidio assistito, perché non sono stati i dottori a mettere nelle mani di Noa i medicinali per togliersi la vita. Un caso, quello della giovane olandese, che sembra più simile, quindi, a quello di Eluana Englaro. Soltanto che Noa, a differenza di Eluana, era capace di intendere e di volere nel momento della morte. La sua scelta è stata comunque appoggiata dai genitori e dai medici, che l’hanno accompagnata verso la morte somministrandogli farmaci per sopportare meglio le sofferenze provocate dalla denutrizione.

Secondo la stampa olandese lo scorso anno le autorità preposte avevano rigettato la richiesta di Noa, consigliandole di intraprendere “un percorso di recupero dal trauma psichico fino ad almeno 21 anni”. La modalità con la quale la ragazza si è lasciata andare, hanno chiarito Marco Cappato e Filomena Gallo dell’Associazione Luca Coscioni, “è contemplata anche in Italia” dove la legge prevede che "qualsiasi persona che rifiuti nutrimento e idratazione non può essere costretta all'idratazione e nutrizione forzata, a meno di Trattamento Sanitario Obbligatorio su persona incapace di intendere e di volere”. Nelle proposte di legge sull’eutanasia che si trovano al vaglio delle commissioni parlamentari, ricordano inoltre gli esponenti radicali, “la possibilità di accesso al percorso eutanasico” è prevista “solo per le persone maggiorenni e portatrici di malattie fisiche terminali o inguaribili”.

Sulla vicenda è intervenuto anche Papa Francesco che in un tweet ha definito "l'eutanasia e il suicidio assistito una sconfitta per tutti".

"La risposta a cui siamo chiamati è non abbandonare mai chi soffre, non arrendersi, ma prendersi cura e amare per ridare la speranza", ha detto il pontefice che di recente, nel documento finale del Sinodo sui giovani, era intervenuto sul tema del disagio e della sofferenza dei ragazzi.

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