Gli Stati Uniti andranno avanti con i raid aerei contro lo Stato islamico per proteggere il personale americano in Irak, ha detto ieri il presidente Barack Obama in un breve discorso alla nazione. Non ci sarà però alcuna missione per evacuare i membri della minoranza religiosa degli yazidi, fino a pochi giorni fa intrappolati sul monte Sinjar, nel Nord del Paese, dall'avanzata degli estremisti islamici che hanno minacciato di morte chiunque non si converta all'Islam. Così ha spiegato il leader degli Stati Uniti, ricordando come nei giorni scorsi gli yazidi abbiano dovuto scegliere tra «morire di fame sulle montagne (dove si erano rifugiati, ndr) o essere uccisi» nella pianura.
Una squadra composta da militari e personale civile americano, ha spiegato ancora Obama, è stata nelle ore scorse proprio sul Monte Sinjar e si è resa conto che «la situazione è molto migliorata»: il Pentagono aveva già fatto sapere che la maggior parte degli sfollati, grazie ai bombardamenti americani sulle postazioni dello Stato islamico, iniziati l'8 agosto, e l'azione delle forze militari curde, i peshmerga, sono riusciti a raggiungere i campi profughi del Nord del Kurdistan iracheno. Le circa 4.500 persone ancora su quelle alture sono per lo più residenti della zona. «Abbiamo rotto l'assedio», ha detto Obama, che con l'apparizione di ieri ha preso un'ennesima pausa dalle vacanze di un'estate costellata da crisi internazionali e nazionali. Anche gli aiuti umanitari lanciati dagli aerei americani potrebbero per ora non servire più, ha detto un portavoce del Pentagono. Gli aerei militari tedeschi arriveranno invece oggi in sostegno della popolazione e degli sfollati, mentre Berlino soppesa la possibilità di una fornitura di armi ai curdi, come hanno già fatto sia Washington sia Parigi. Intanto oggi i ministri degli Esteri dell'Ue si riuniscono in un vertice per discutere proprio di Irak, e di Ucraina.
L'Amministrazione Obama ha però sin dall'inizio della crisi sostenuto una risoluzione politica del conflitto. Nei giorni scorsi, il presidente ha spiegato che i raid americani non basteranno a fermare lo Stato islamico e ieri ha ripetuto che è necessaria la nascita di un governo iracheno inclusivo di tutte le sette religiose ed etniche del Paese.
L'ex premier sciita Nouri Al Maliki, messo da parte nei giorni scorsi con la nomina del collega Haidar Al Abadi - che ha 30 giorni per formare un esecutivo - in otto anni al potere ha fortemente alienato la minoranza sunnita, una parte della quale vede oggi nell'avanzata dello Stato islamico una possibilità d'indebolire gli sciiti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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