È una prima sconfitta quella che ha portato a casa Fatima Naut, poetessa ed editorialista egiziana condannata a tre anni di carcere e a una multa di 20mila lire (circa 2.300 euro) per oltraggio all'islam. La sentenza della Corte di al-Khalifa ha messo fine alla prima fase del suo processo, che ora potrà essere appellato, nel peggiore dei modi.
La vicenda risale a un anno fa, quando la poetessa si era espressa contro la festa dell'Eid al-Adha, la festa del sacrificio che è uno dei momenti principali del calendario islamico. In un post pubblicato su twitter la Naut aveva condannato la pratica di sgozzare gli agnelli che ogni anno in quell'occasione si ripete, definendola il frutto di un "incubo" di Abramo.
"Milioni di creature innocenti andranno incontro al più orribile dei massacri commessi, uno che viene commesso dagli esseri umani da più di dieci secoli" e che "si ripete ogni anno a causa dell'incubo che un uomo giusto fece su suo figlio".
Frasi, quelle sul sogno di Abramo, che gli valsero una causa per oltraggio all'islam, incitamento dell'odio settario e disturbo della quiete pubblica.
Accuse rifutate dalla Naut, che oggi ha però dovuto accettare una prima sentenza di condanna, nonostante abbia tentato di spiegare che non intendeva prendersi gioco del rito islamico e aggiunto che discutere la questione non viola in alcun modo le leggi islamiche.Per la corte di al-Khalifa la poetessa ha violato il Codice penale. Ora non le resta che tentare un processo d'appello. La prima udienza - secondo il Network arabo per i diritti umani (Anhri) - sarà il 26 gennaio.
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