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Le Ong vogliono tornare in mare: la Alan Kurdi fa rotta verso la Libia

La nave Alan Kurdi della Ong Sea Eye ha lasciato la Spagna e nel finesettimana raggiungerà la zona Sar libica: "A bordo equipaggiati contro il virus". Ma in Libia aumentano i casi di Covid-19 e l'Oms avverte: "Territorio ad alto rischio"

Le Ong vogliono tornare in mare: la Alan Kurdi fa rotta verso la Libia

La pandemia di Covid-19 non spaventa la Ong tedesca Sea Eye. Nonostante lo stop deciso dalle altre Ong, la nave Alan Kurdi sta facendo rotta verso il canale di Sicilia. Lo ha annunciato la stessa organizzazione ieri, in un tweet:"Abbiamo lasciato il porto spagnolo e stiamo arrivando nel Mediterraneo centrale". Il perché della controversa decisione di tornare a pattugliare il Mare Nostrum con mezzo mondo in quarantena è che "salvare vite e proteggere i diritti umani è sempre una priorità".

"Come possiamo rimanere in porto quando non c’è una sola imbarcazione di salvataggio? Come esseri umani è nostro dovere fare tutto il possibile per salvare le vite delle persone", spiega in un comunicato il comandante della Alan Kurdi, Bärbel Beuse. Il presidente di Sea-Eye, Gorden Isler, spiega che l'organizzazione sta operando in "stretto contatto con le autorità tedesche" e assicura che l’equipaggio "ha preso ogni tipo di precauzione con misure di sicurezza di altissimo livello", oltre ad aver messo a punto "un piano di gestione" nel caso in cui il virus dovesse diffondersi a bordo.

"Anche in questa crisi ci affidiamo alla responsabilità e alla coraggiosa azione politica del nostro Stato", ha aggiunto. "Le navi che battono bandiera tedesca hanno i più alti requisiti di sicurezza, e inoltre abbiamo sufficiente attrezzatura protettiva per l’equipaggio", sottolinea il manager della missione, Jan Ribbeck. La nave arriverà nella zona Sar libica questo fine settimana. Sarà l’unica imbarcazione, per ora, a pattugliare la costa africana.

La Alan Kurdi torna in mare dopo uno stop di diverse settimana a Burriana, in Spagna, dove la nave è stata sottoposta a interventi di manutenzione che hanno subito ritardi proprio a causa del diffondersi dell’epidemia. "È un miracolo che siamo riusciti a mettere insieme un equipaggio, addestrarlo e prepararlo per queste speciali circostanze", ha detto Isler.

Nelle scorse settimane le altre Ong che operavano nel Mediterraneo avevano annunciato lo stop delle missioni proprio a causa delle restrizioni decise dai governi per contenere la diffusione del coronavirus. Misure che, conferma anche Sea Eye, "hanno colpito duramente gli arrivi e le partenze dei membri dell’equipaggio". Ora però la crew della Alan Kurdi è pronta a scendere in campo per contrastare l’azione della Guardia Costiera libica che secondo gli attivisti "nelle scorse settimane ha impedito a centinaia di rifugiati di lasciare il Paese dove è in corso una guerra civile".

Ieri anche un’altra Ong, Mediterranea, aveva detto di essere pronta a salpare di nuovo appena si verificherà un "cambio di scenario". Intanto ieri l’Organizzazione mondiale della sanità ha inserito la Libia tra i "territori ad alto rischio nella regione per la diffusione del coronavirus". Sono otto, per ora, i casi positivi registrati dal National Center for Disease Control di Tripoli.

Cruciale, per l’Oms, sarà l’adozione di misure preventive per proteggere la popolazione.

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