Pagati più pasti di quanti sono i rifugiati, appalti vinti da amici degli amici, clandestini non identificati e fuggiti via

Ammanchi. Sprechi. L'incredibile caso del terrorista palestinese arrivato in Italia come clandestino, transitato per qualche giorno attraverso i centri di accoglienza, infine svanito nel nulla, con i suoi inquietanti misteri. C'è di tutto nell'inchiesta aperta dalla Procura di Ragusa sull'emergenza profughi. Una situazione drammatica perché nel 2014 gli sbarchi sono stati 135 mila. Un record con l'operazione Mare nostrum, nata per finalità umanitarie, a fare da gigantesca calamita per migliaia di disperati. Nel caos quotidiano degli arrivi si sono verificati episodi sospetti. E ora i pm hanno deciso di vederci chiaro. Il punto di partenza, a quanto risulta al Giornale , è stato un anonimo assai dettagliato che invitava le forze dell'ordine e la magistratura ad aprire gli occhi sulla gestione allegra di alcuni centri di accoglienza. In qualche caso ci sarebbe stata una sorta di moltiplicazione dei pani e dei pesci: per esempio un numero di pasti superiore a quello degli ospiti di alcune strutture. Da verificare anche i contratti stipulati per garantire beni e servizi. Qualcosa non quadra in un contesto già scivoloso: spesso gli appalti vengono assegnati a cooperative di amici degli amici, agganciati al potere politico locale. L'anonimo ha fornito dati precisi e questo fa sorgere più di un dubbio: si pensa possa essere una persona che ha lavorato in questi luoghi di frontiera, probabilmente un poliziotto. Un uomo in divisa che ha visto e annotato quel che non andava di là dell'impegno e della solidarietà verso gli ultimi. Può darsi che in taluni casi ci si sia limitati a favorire le cooperative raccomandate, inserendole nel circuito del business, ma il sospetto è che qualcuno abbia sconfinato nell'illegalità.

Insomma, tornano molte delle questioni denunciate dall'inchiesta del Giornale pubblicata nei giorni scorsi. L'apparato di accoglienza in questo momento è in tilt: è saltata la distinzione fra centri di prima e di seconda accoglienza, buona parte dei clandestini non viene nemmeno identificata e almeno l'80 per cento dei profughi scappa. Insomma, con una mano lo Stato salva i disperati che rischiano quotidianamente la vita nelle acque del mar Mediterraneo, con l'altra li abbandona al loro destino. Non li controlla. E li lascia andare via, anzi pare perfino agevolare una soluzione all'italiana del problema profughi, aggirando il Trattato di Dublino: i migranti espatriano alla chetichella puntando verso Francia, Germania, Scandinavia. E diventando, privi come sono di un'identità, un problema di quei paesi, dove ricomincia da zero la battaglia contro l'espulsione.

Fra le persone scomparse c'è anche il presunto terrorista di cui ha parlato il Giornale l'altro ieri. Le forze dell'ordine avevano capito che non si trattava di un migrante qualunque: sul suo cellulare sono state trovate alcune foto che lo ritraggono in tuta mimetica mentre imbraccia il fucile. Non solo: sulla mano destra gli agenti hanno notato un grosso callo che dimostra la consuetudine con le armi da fuoco. Il clandestino ha provato a spacciarsi per siriano, invocando quindi un trattamento soft, ma alla fine ha ammesso la sua origine palestinese e ha aggiunto di essere legato ai gruppi della guerriglia. Un racconto che ha messo in allarme polizia e 007.

Ma queste parole non hanno fermato la macchina burocratica, intasata da troppi arrivi: il palestinese senza nome è stato spostato a Comiso, in un centro di seconda accoglienza e da qui è sparito. Come tanti ospiti della struttura. Ora Ragusa indaga anche sulla biografia del «soldato». E sulle sue troppe ombre.

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