Non ci sono dubbi che la piaga dell'Isis vada combattuta con ogni mezzo, prima che sia troppo tardi. Ma sulle modalità d'intervento ci si divide. Il patriarca cattolico di Bagdad, Louis Raphael Sako, al Corriere della sera esprime le proprie perplessità sulla lotta condotta esclusivamente per via aerea. Le bombe non bastano: "Non sono efficaci, ci vogliono le truppe al suolo, sennò è inutile".
E così spiega la propria posizione: "I jihadisti sono divisi in piccoli gruppi ben formati e organizzati, occupano un terzo del territorio, sanno nascondersi. E l'esercito iracheno da solo non è capace, è debole".
Quando il cronista gli chiede come si ponga di fronte alle parole del Papa, che condanna sempre la guerra e gli inutili spargimenti di sangue, il cardinale così risponde: "Come persona io ho diritto di essere protetto. E' un diritto naturale, la legittima difesa. Quanti morti ci sono stati? Quanti rifugiati? Non è una guerra, lo scopo è nobile: salvare la popolazione dall'odio cieco di questi jihadisti". E ancora: "L'Isis è un rischio globale. Ci vorrebbe un'azione internazionale forte, immediata e precisa".
Il cardinale pensa anche all'invio di soldati sotto l'egida delle Nazioni Unite.Sulla Siria, dove pure si trova l'Isis, il cardinale la pensa in questo modo: "Guardi cosa è accaduto da noi, perché cambiare un regime con uno peggiore?".
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