Medievale nei suoi codici, modernissimi nell'applicare i ritrovati della scienza per dare soddisfazione ai propri miliziani. È una storia d'orrore quella raccontata dal New York Times, che torna a parlare del dramma delle donne catturate dal sedicente Stato islamico e tenute in cattività come schiave del sesso, svelando un altro aspetto di una storia già di per sé terribile.
"Ogni giorno dovevo ingoiare una pillola di fronte a lui - racconta a Rukmini Callimachi una 16enne divenuta schiava del sesso per i miliziani -. Me ne dava una scatola al mese. Quando le finivo, me ne dava una nuova. Quando mi ha venduto anche la scatola è venuta con me".
Quello che la giovane donna, violentata ripetutamente dai miliziani, non sapeva, è che quelle pillole non erano altro che contraccettivi, che gli uomini dell'Isis le somministravano per poter continuare a stuprarlo e non rischiare che rimanesse incinta. Perché se i codici del gruppo jihadista non si fanno problemi a permettere la schiavitù sessuale, chiedono però ai miliziani di non avere rapporti con donne incinte.
Almeno in un caso, racconta il New York Times, sulla base di interviste con molte donne che
sono riuscite a fuggire dalla cattività, una giovane è stata costretta a un aborto perché i miliziani potessero nuovamente violarla e altre prigioniere hanno raccontato di avere avuto pressioni per interrompere gravidanze.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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