La vaga promessa turca: pronti a lanciare un'operazione contro l'Isis

Dall'Iraq il ministro di Erdoğan promette un maggiore impegno. Ma non dà nessun dettaglio

La vaga promessa turca: pronti a lanciare un'operazione contro l'Isis

Un'altra promessa arriva da Ankara. Dopo l'attentato più grave della storia contemporanea del Paese, in cui sono morte 102 persone e di cui le autorità accusano il sedicente Stato islamico, la Turchia a parole sostiene di essere pronta a impegnarsi maggiormente contro la minaccia jihadista.

Il ministro degli Esteri Feridun Sinirlioglu, impegnato in una conferenza sul futuro del Medioriente a Erbil, nel Kurdistan iracheno, ha sostenuto che la Turchia ha un "piano per agire militarmente contro l'Isis nei prossimi giorni" e aggiunto che "dovremmo tutti unirci contro il terrorismo".

Nei giorni scorsi due attivisti siriani, legati al gruppo "Stanno massacrando Raqqa nel silenzio" sono stati trovati uccisi a Urfa, provincia meridionale della Turchia. Ibrahim Abdul Qader e Fares Hamadi lavorano per denunciare i crimini compiuti dall'Isis in Siria e proprio il gruppo jihadista ne ha rivendicato, alcuni giorni dopo, l'omicidio.

Il Paese di Erdoğan, appena rieletto presidente, garantisce agli alleati della Nato l'accesso alla base di Incirlik, da dove partono i raid contro lo Stato islamico. È tuttavia accusata di fare molto poco contro i jihadisti, se non di finanziarli in segreto, e di approfittare di un impegno sulla carta per colpire soprattutto i curdi del Pkk, con cui è stato rotto un cessate il fuoco che aveva retto per un paio di anni.

Il premier designato Ahmet Davutoğlu ha intanto confermato che le

operazioni contro il gruppo curdo continueranno anche durante l'inverno, "senza rallentare", nonostante le difficili condizioni ambientale delle aree nel sud della Turchia e nel nord iracheno dove si concentrano gli scontri.

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