Ha vissuto in Russia per 17 anni ma da due giorni è tornato in Italia per paura di essere "picchiato" o "preso" dalle autorità. Giovanni Savino non è un attivista o un militante. È un professore di Storia contemporanea che, mese dopo mese, ha smesso di sentirsi sicuro in un Paese radicalmente cambiato rispetto a quando, tanto tempo fa, ne era entrato a farne parte. "Mia moglie mi ha urlato di andarmene altrimenti mi avrebbero picchiato, forse preso. Come me stanno fuggendo a migliaia", ha raccontato nel corso di una lunga intervista rilasciata al quotidiano Il Giorno.
La trasformazione della Russia
Savino ha raccontato, dal suo punto di vista, le trasformazioni che hanno e stanno plasmando la Russia di Vladimir Putin. Da quando è scoppiata la crisi ucraina, ha affermato il professore, la guerra non si può più chiamare così mentre chi diffonde notizie considerate false dalle autorità russe rischia 15 anni di galera, senza considerare la legge che punisce il vilipendio delle forze armate. Pericolo reale o soltanto percepito? L’accademico non ha dubbi. Ritiene di non sentirsi più sicuro che il suo nome possa esser stato inserito "nelle liste dei non allineati stilate negli atenei".
Il motivo è presto detto. Savino insegna in tre università russe, e durante le sue lezioni aveva consentito agli studenti di parlare dell’Ucraina, un tema ormai diventato sensibilissimo. "Avevo detto che con la guerra non si sarebbe risolto nulla e che la Russia sarebbe precipitata in una situazione peggiore del default del 1998", ha dichiarato il prof, specializzato in nazionalismo russo (sua moglie è specializzata in letteratura dei gulag). Savino ha quindi deciso di abbandonare il suo lavoro. Ma in Russia, al momento, c’è ancora la sua famiglia: "Sono sposato con una russa e ho due figli. Cerco di mantenere la calma, ma sono preoccupato, farò di tutto per farli venire in Italia".
"Come in un film di fantascienza"
Il prof è sceso nei dettagli e descritto i principali cambiamenti avvenuti in Russia, tanto politici quanto sociali. Alcuni cittadini, ad esempio, si sono ritrovati la lettera Z - ovvero la lettera disegnata sui mezzi militari russi attivi in Ucraina – sul portone di casa poiché "considerati nemici della patria". Si potrebbe pensare che il putinismo si sia trasformato in una sorta di ideologia totalitaria. Ma, a detta di Savino, non è così perché "il putinismo non ha una tale base sociale".
Tornando ai metodi di controllo, Savino ha fatto un paragone tra la Russia odierna e il mondo descritto nel celebre film Matrix. In varie città, ha aggiunto, sono stati usati software per il riconoscimento facciale del manifestanti mentre a San Pietroburgo e Mosca sono attivi dati biometrici per prendere la metro. "Ai viaggiatori assieme al passaporto sono visionati i messaggini e le app. Lo stesso può accadere in strada", ha sottolineato lo stesso Savino, che ha poi raccontato come la "repressione preventiva" sia "forte" e che "i giovani non hanno il coraggio di opporsi".
Per quanto riguarda le sanzioni, le contromisure economiche dell’Occidente hanno sferrato un duro colpo alla vita della gente comune. "Se il tuo stipendio prima valeva 1.200 euro ora vale meno di 500", ha testimoniato Savino. "Nei supermercati l'acquisto dei cibi di prima necessità è razionato: cose così non si vedevano da 30 anni.
Lo stop alla vendita di H&M vuol dire privare i giovani non solo di un prodotto moderno, ma soprattutto a basso costo", ha aggiunto. "Fino a pochi giorni fa la situazione non era questa", ha concluso il prof.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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