L'ex presidente americano, Jimmy Carter, ha annunciato qualche giorno fa che il cancro al cervello di cui era affetto è scomparso del tutto. Benché si trattasse di un tumore aggressivo, grazie all'immunoterapia è stato possibile sconfiggere la malattia.
Il nuovo trattamento potrebbe rappresentare una rivoluzione in campo medico, mandando in "pensione" definitivamente la più invasiva chemioterapia.
L'immunoterapia "È la quarta terapia (dopo chirurgia, chemio e radioterapia) contro il cancro, ma funziona con un meccanismo d’azione completamente diverso rispetto alle ultime due perché utilizza farmaci che non vanno a colpire direttamente le cellule tumorali ma agisce sul sistema immunitario: lo attiva per aggredire e combattere il tumore tramite gli anticorpi normalmente presenti nel nostro organismo", ha spiegato il Prof. Michele Maio, direttore dell'Unità di Immunoterapia Oncologica del Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena.
E proprio a Siena è iniziato il primo studio al mondo per l’utilizzo dell’immunoterapia nella cura del glioblastoma, una grave forma di tumore al cervello, difficilmente aggredibile chirurgicamente e per il quale le terapie standard non sono in grado di migliorare la sopravvivenza dei pazienti. A gennaio sono stati avviati al trattamento i primi quattro pazienti, seguiti dell’équipe diretta dal dottor Maio, nell’unico reparto interamente dedicato all’immunoterapia oncologica della sanità pubblica italiana.
Se con le cure tradizionali, finora sperimentate, i tumori più aggressivi difficilmente si riuscivano a debellare; con l'immunoterapia invece sarà possibile raggiungere anche questo importante traguardo: "Gli studi sull’immunoterapia sono partiti proprio dai tumori inoperabili e con prognosi infausta, come il carcinoma polmonare a cellule squamose, che quando diagnosticato spesso ha già colpito i linfonodi".
Tuttavia, visti gli ottimi risultati ottenuti con il metodo rivoluzionario, non si capisce come mai non venga ancora proposta questa opzione ai pazienti. "Purtroppo gli oncologi della mia generazione, tranne qualche eccezione, non hanno avuto la possibilità di conoscere a fondo questa tecnica perché si è diffusa solo nell’ultimo decennio. E i medici più giovani si sono spesso formati con la “vecchia scuola” proprio perché hanno avuto quegli specialisti come maestri. Ecco perchéstiamo facendo molta attività di educazione verso gli oncologi per far loro usare l’immunoterapia. Ci sono dei master pratici finalizzati a questo scopo e a livello interdisciplinare: possono essere cioè seguiti da medici specializzati in ogni ambito per apprendere i benefici dell’immunoterapia".
Tutto fa pensare che il futuro della medicina oncologica vada nella direzione tracciata dal dottor Maio. In ogni caso, bisognerà ancora attendere ancora fino al 2016 per avere dati certi.
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