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Russia, treno trincia le gambe a un ragazzo che stava tentando il "train surfing""

Dopo lo scontro con il mezzo, il ragazzo è rimasto a terra in una pozza di sangue e si è salvato grazie al tempestivo intervento di un capotreno-eroe

Russia, treno trincia le gambe a un ragazzo che stava tentando il "train surfing""

In Russia impazza la moda del “train surfing”, seguita soprattutto dai giovani, che ha però ultimamente condotto sul ciglio della morte un undicenne, Arkady Arksenov, quasi ucciso da un treno in corsa. È infatti di venerdì la notizia per cui il ragazzo sarebbe stato sul punto di morire a causa della sua scelta di prendere parte a una sfida di “train surfing”, consistente nel tentare di filmarsi mentre si salta sui vagoni di treni merci in movimento. Obiettivo di tale prova di coraggio è realizzare dei video al cardiopalma da pubblicare subito su Internet, per ottenere così l’ammirazione della propria cerchia di amici. La tragedia ferroviaria in questione si è verificata a San Pietroburgo, dove risiede Arkady.

L’undicenne, quel venerdì, era, in base alle prime ricostruzioni del fatto. in compagnia di due suoi amici, di 12 e 14 anni di età, e sarebbero stati proprio loro a spingerlo a cimentarsi con il “train surfing”. Di conseguenza, Arkady avrebbe provato a saltare su un treno in corsa che in quel momento passava di lì, ma, invece di aggrapparsi a un vagone, scivolava, finendo sotto al mezzo di trasporto. Il risultato della bravata tentata dal giovane è stato il fatto che il medesimo treno gli ha trinciato le gambe fino alle natiche, con il malcapitato che è quindi rimasto a terra, tra la neve, immerso in una pozza di sangue.

Mentre i due amici di Arkady si nascondevano tra i cespugli, l’undicenne riceveva un primo soccorso da Bulat Zhakeev, alla guida del treno che aveva appena travolto il minorenne, e che si era casualmente accorto della sagoma del ragazzo sofferente riverso a terra. Il capotreno chiamava allora un’ambulanza e questa, una volta giunta sul luogo dell’incidente, trasportava d’urgenza in ospedale il malcapitato. Il paziente minorenne non sarebbe adesso in pericolo di vita, ma le sue condizioni di salute sarebbero ancora critiche. Nel frattempo, le autorità ferroviarie federali hanno aperto un’inchiesta su quanto accaduto venerdì a San Pietroburgo.

Dopo l’incidente capitato ad Arkady, sua madre ha pubblicato sul web delle dichiarazioni infuocate a carico dei due amici del figlio, accusandoli, prima di tutto, di avere spinto l’undicenne a dare vita a un “train surfing” e di non avere poi mosso un dito dopo che lo stesso era immerso in una pozza di sangue a causa dello scontro con il treno. La donna, Maria Petrova, ha appunto rivolto parole al vetriolo nei riguardi del 12enne e del 14enne, in quanto loro avrebbero fatto di tutto per non essere visti dai passanti e avrebbero addirittura sperato nella morte di Arkady. Se il malcapitato fosse morto, avrebbero ragionato i suoi “amici”, nessuno sarebbe venuto a conoscenza delle modalità in cui era maturato l’incidente. La stessa Maria, dopo il suo sfogo pubblicato su Facebook, ha però postato delle parole di rassegnazione, constatando il fatto che i due presunti responsabili dell’incidente capitato al figlio sono minorenni e, di conseguenza, non sono imputabili penalmente. I due non verranno quindi puniti per le loro colpe.

Il capotreno Zhakeev, subito dipinto dalle emittenti locali come un eroe, ha usato le seguenti parole per raccontare come egli si sarebbe accorto del ragazzo sofferente in seguito allo scontro tra il suo treno e il giovane intento a saltare sul mezzo in corsa: “Ho notato, con la coda dell’occhio, una grossa macchia scura e ho inizialmente pensato che fosse soltanto del terreno non ancora coperto dalla neve, quando, all’improvviso, ha preso a muoversi. Quella era una persona riversa a terra, che si trascinava lontano dai binari. Ho quindi compreso che si trattava di un ragazzo con la faccia a terra, immersa nella pozza formata dal suo stesso sangue.

Gridava ‘aiuto’ e quello che all’inizio mi era sembrato semplice terreno era in realtà il suo sangue”.

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