Sanzioni e tetto ai prezzi è sempre più saldo l'asse tra Parigi e Roma

Difesa comune, nuove regole di Bilancio e limite alla quotazione del petrolio. La rielezione di Macron apre nuovi scenari, favoriti dalla troppa prudenza di Berlino

Sanzioni e tetto ai prezzi è sempre più saldo l'asse tra Parigi e Roma

C'è chi sostiene che la vittoria di Macron possa incidere sugli equilibri europei e saldare un asse privilegiato tra Francia e Italia che vada persino oltre il Trattato del Quirinale sottoscritto a Roma lo scorso novembre. E chi invece resta convinto che l'alleanza strategica tra Parigi e Berlino non possa essere messa in alcun modo in discussione, nonostante le evidenti divergenze sia sul conflitto tra Russia e Ucraina che sulle sanzioni verso Mosca. D'altra parte, l'intesa tra Francia e Germania - economica e politica - è ormai da mezzo secolo uno dei fondamenti dell'Europa. Non è un caso che le regole della diplomazia impongano che la prima visita di un presidente francese appena eletto sia a Berlino per incontrare il cancelliere tedesco.

E, viceversa, che il nuovo inquilino del Bundeskanzleramt vada in trasferta all'Eliso come prima tappa estera. Fu così per la Merkel con Chirac nel 2005, è stato lo stesso sedici anni dopo (lo scorso 10 dicembre) per Scholz con consueto ad alcuni necessari formalismi della diplomazia. Tanto dal definire la vittoria di Macron «una splendida notizia per tutta l'Europa». Insomma, una presa di posizione netta. Con l'auspicio che tra Parigi e Roma si possa creare un asse solido anche sul tema delle sanzioni. D'altra parte, che sul punto la Germania si muova in modo piuttosto autonomo non è un mistero. Una prudenza che nasce da una forte dipendenza energetica dalla Russia, ma anche da una decisa esposizione economica tedesca nei confronti del mercato russo.

Pure l'Italia, ci mancherebbe, ha su questo fronte i suoi problemi (che, per giunta, riguardano uno dei nostri principali istituti bancari). Ma senza un legame di subalternità strutturale come quello tedesco. Per non parlare della questione politica, esplosa prepotentemente ieri con la bufera su Schreoder. L'ex cancelliere - con incarichi milionari in Gazprom e Rosneft- ha infatti difeso a spada tratta le ragioni di Putin e l'Spd il movimento di Scholz - lo ha invitato a «lasciare il partito».

In questo quadro, dunque, è plausibile possa saldarsi un asse preferenziale tra Parigi e Roma.

In primo luogo, sul tema sanzioni e sulla questione embargo.

Con- dicono a Bruxelles e confermano alla Farnesina- l'ipotesi di un price cap sul petrolio che sta prendendo piede nonostante le resistenze di Berlino. Si starebbe però ragionando su come evitare che Mosca possa decidere di vendere ad altri acquirenti (soprattutto in Asia). E sul tavolo si studiano clausole di salvaguardia come, per esempio, sanzioni su chi trasporta o assicura il petrolio russo destinato all'export extra Ue. La decisione sul nuovo pacchetto di sanzioni e su un eventuale embargo del petrolio potrebbe dunque slittare a dopo la prossima settimana. Ma tra Francia e Italia c'è una comunanza di vedute anche sulla necessità di una difesa comune e su nuove regole di bilancio, con la proposta di superare il patto di stabilità. Il che dovrebbe portare ad una sorta di Recovery di guerra per evitare ricadute asimmetriche del conflitto sui Paesi Ue.

Vedremo nei prossimi mesi quanto davvero si

avvicineranno Parigi e Roma. E se - come dicono in molti a Bruxelles- a settembre del 2023 Macron farà veramente il tifo per Draghi nella corsa alla successione di Stoltenberg alla carica di segretario generale della Nato.

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