La tregua scattata alle 10:00 in almeno quattro città dell'Ucraina è una buona notizia oppure è il preludio a nuove offensive? Secondo il governo di Kiev, in primo luogo, i corridoi umanitari sarebbero “anti etici”. Questo perché porterebbero i profughi verso il territorio russo e non invece verso altre città ucraine. Ma al di là di questo aspetto, che potrebbe far fallire i negoziati e le tregue dichiarate, l'introduzione dei corridoi umanitari potrebbe rappresentare la volontà russa di chiudere quanto prima la partita. E non con mezzi diplomatici.
Il modello siriano
La Russia a partire dal settembre 2015 è impegnata in Siria su richiesta del governo di Damasco guidato dal presidente Bashar Al Assad. In quel momento le truppe siriane controllavano appena il 30% del territorio. La guerra civile aveva di fatto smembrato il Paese e diverse province erano controllate da miliziani di Al Nusra, filiale di Al Qaeda in Siria, dall'Isis e dai curdi.
Così come più volte dichiarato da Vladimir Putin durante l'operazione, obiettivo di Mosca era quello di ristabilire l'autorità dello Stato siriano su tutto il territorio ed evitare una nuova Libia. Obiettivo in parte raggiunto. Oggi il governo di Assad è tornato a controllare circa due terzi della Siria ed ha in mano tutte le principali città.
L'apporto russo è stato essenziale. La periferia di Damasco, Aleppo, Dara'a, Palmyra, oggi sono tutte località e città nuovamente in mano all'esercito regolare. Ma senza l'aviazione russa e senza le strategie impartite dai generali di Mosca ai colleghi siriani, la situazione oggi sarebbe stata molto diversa.
La strategia russa ha spesso previsto l'accerchiamento dei grandi centri urbani prima delle offensive finali. Sul campo stavano soprattutto i siriani, ma le indicazioni arrivavano direttamente da Mosca e da Latakia, lì dove ancora oggi ci sono le basi logistiche più importanti dell'operazione. L'accerchiamento solitamente ha riguardato tre lati del centro urbano da conquistare. Un lato veniva lasciato libero per favorire la fuga di civili oppure di chi voleva arrendersi. Svuotare dunque la città nel mirino per poi addentrarsi al suo interno e completare l'operazione.
Prima dell'assalto finale sono state più volte concordate e mediate delle tregue locali. Zone di “de escalation” utili per l'appunto a far evacuare soprattutto i civili e pianificare l'assalto finale. Dividere quindi il territorio nemico in “sacche circondate”, accerchiare le città e poi fissare delle tregue sono state le tre fasi che in Siria hanno preceduto la conquista finale di un determinato centro, grande o medio che fosse.
Lo scenario siriano in Ucraina
Ecco perché dunque, dopo l'insistenza da parte russa circa la creazione di corridoi umanitari da Kiev, da Mariupol, da Kharkiv e da Sumy, le principali città ucraine assediate, in molti hanno iniziato a intravedere il tentativo di Mosca di chiudere il prima possibile la partita.
Le tregue odierne potrebbero essere preludio alle fasi finali delle battaglie per la presa della capitale e delle altre località strategiche per gli obiettivi di Mosca.
Una sorta di calma prima della tempesta. Per questo gli ucraini non si fidano e per questo non sono pochi, anche al Pentagono, che giudicano i corridoi umanitari come preludio della tempesta finale e di nuove gravi escalation.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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