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"Una condanna a morte". Così 107 persone "evaporarono" nell'aria

Il 16 marzo 1962 scompare un volo operato dalla Flying Tiger Line a largo dell'isola di Guam. E con esso anche i 107 passeggeri dei quali si persero le tracce per sempre

Il memoriale delle vittime del Flying Tiger 739
Il memoriale delle vittime del Flying Tiger 739

Il 14 marzo 1962 dalla base di Travis in California decollò il volo Flying Tiger Line 739 con a bordo 96 soldati. Il velivolo, un Lockheed L-1049 Super Constellation, sarebbe dovuto arrivare a Saigon, Vietnam, ma scomparve senza lasciare tracce a largo dell’isola di Guam, in pieno Oceano Pacifico.

L’incidente e le operazioni di ricerca

Quel giorno 93 specialisti delle comunicazioni dell’esercito americano, 3 soldati vietnamiti e 11 membri dell’equipaggio, partirono per sostituire i militari che stavano addestrando l’esercito vietnamita a combattere i Viet Cong. Prima di raggiungere il Vietnam, il programma di volo prevedeva alcune fermate intermedie per effettuare rifornimento. La prima a Honolulu, alle Hawaii, la seconda a Wake Island, la terza sull’isola di Guam e infine alla base aerea di Clark Field, nelle Filippine.

Dopo aver effettuato le prime due fermate senza problemi, il Super Constellation partì da Guam il 15 marzo alle 12.57. Ottanta minuti più tardi il pilota comunicò la posizione del velivolo a 450 chilometri dall’isola di Guam e tentò di ristabilire un contatto alle 15.39, ma le interferenze glielo impedirono. Da quel momento si interruppe ogni comunicazione con il volo Flying Tiger 739 e l’aereo e i suoi occupanti non furono mai più ritrovati.

Il 16 marzo, giorno in cui il Clark Field Rescue Coordinating Center dichiarò il volo 739 ufficialmente scomparso, i Marines, l'Aeronautica e la Guardia Costiera inviarono ben 48 aerei e 8 navi, che perlustrarono circa 320.000 chilometri di oceano, dando vita a una delle più vaste operazioni di ricerca mai avvenute. Partirono mezzi da Guam, dalla base di Clark Field e da diverse basi statunitensi di stanza nell’Oceano Pacifico, ma purtroppo dopo otto giorni di ricerche le operazioni si conclusero senza trovare alcuna traccia del velivolo. Era come se il velivolo fosse evaporato insieme ai suoi passeggeri.

Il mistero del volo Flying Tiger 7816 e le indagini

Il volo 739 non fu l’unico velivolo militare della Flying Tiger Line ad avere un incidente quel 14 marzo del 1962. Anche il volo 7816 partì quel giorno dalla base di Travis, con quello che fu definito un carico militare “segreto”, ma nei pressi delle Isole Aleutine si schiantò al suolo e prese fuoco. Sei dei militari a bordo riportarono ferite minori, mentre uno di loro perse la vita. Fu solo una sfortunata coincidenza o i due aerei vennero sabotati di proposito?

La compagnia Flying Tiger Line rilasciò una dichiarazione definita in seguito un’“ipotesi folle”, secondo cui il volo 7816 fu il bersaglio di un sabotaggio, mentre il 739 fu fatto sparire e i suoi passeggeri rapiti. In seguito, come riporta il magazine Plane&Pilot, l'incidente occorso al volo 7816 fu imputato a un errore umano del pilota. Ma dove andò a finire il "Super Connie" 739? L'equipaggio di una petroliera, la SS T L Linzen, riferì di aver visto una luce brillare nel cielo circa 90 minuti dopo l’ultimo contatto radio del volo 739. I militari affermarono di aver notato una “luce brillante, abbastanza forte da illuminare i ponti di una nave", seguita da due luci rosse che si riversarono in mare, circa 800 chilometri a ovest di Guam.

Gli inquirenti della Civil Aeronautics Board non rinvennero parti dell’aereo, per poter affermare che si trattò di un’esplosione in volo, anche perché a bordo non poteva esserci stato nulla di così potente da causare una deflagrazione. Non essendo stato rinvenuto il velivolo, il Cab concluse così le indagini riguardo alla sua misteriosa scomparsa: “Un riassunto di tutti i fattori rilevanti tende a indicare che l'aereo è stato distrutto in volo. Tuttavia, a causa della mancanza di prove sostanziali, la Commissione non è in grado di affermare con certezza l'esatto destino di N6921C.”

La teoria delle famiglie delle vittime

La piastrina di una delle vittime del Flying Tiger 739
La piastrina di una delle vittime del Flying Tiger 739

La conclusione delle indagini sulla scomparsa del volo 739 portò i familiari dei soldati a porsi dei quesiti e a sviluppare la teoria che i loro cari avessero preso parte a una missione segreta finita male. Questa tesi era avvalorata da alcuni comportamenti dei soldati prima della partenza, che i familiari definirono bizzarri.

Alcuni affermarono che i loro cari lasciarono a casa i documenti d’identità, e che al momento della partenza diedero lunghi addii alle famiglie, come se sapessero che non sarebbero più tornati a casa. Jane Wendell East, figlia di uno dei militari a bordo del velivolo raccontò al giornale SFGate che il padre prima di partire disse lapidario alla moglie: “Credo di aver firmato la mia condanna a morte”. A lui fanno eco altre storie raccontate da figli e nipoti degli specialisti che partirono per Saigon a bordo del volo Flying Tiger 739, i quali sembravano notevolmente preoccupati del viaggio che stavano per intraprendere.

Secondo un'altra teoria, l’aereo venne colpito da un missile durante il volo, lanciato da un nemico non ben precisato. Per anni si è parlato dell’Unione Sovietica, visto che la scomparsa avvenne in piena Guerra Fredda. Quello che accadde davvero quel giorno del 15 marzo 1962 al volo Flying Tiger 739 non fu mai scoperto.

Restano solo tanti interrogativi, che molto probabilmente non saranno mai chiariti, e la sofferenza dei parenti dei passeggeri coinvolti nella tragedia.

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