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"Fermiamo l'islamismo". Lo scrittore algerino contro "il male del nostro tempo"

Bualem Sansal condanna l'estremismo: "Nessun fenomeno ha così trasformato il mondo, così sconvolto, sfigurato, pervertito, terrorizzato"

"Fermiamo l'islamismo". Lo scrittore algerino contro "il male del nostro tempo"

"Se dovessi scegliere una sola parola per descrivere il male del nostro tempo, direi "Islam". Nessun fenomeno ha così trasformato il mondo, così sconvolto, sfigurato, pervertito, terrorizzato. Nessuna malattia ha mietuto così tante vittime, gettato così tanti paesi in subbuglio e persone sulla strada dell'esilio". Sono dichiarazioni durissime quelle del celebre scrittrore algerino, Boualem Sansal - riportate sull'Express e citate dal Foglio - contro l'estremismo islamico. Sansal ha ricoperto ruoli ufficiali all'interno del Ministero dell'industria, ma l'assassinio del Presidente Boudiaf (nel 1992), la morte di un amico e le persecuzioni che hanno generato la guerra civile lo hanno spinto a scrivere sulla condizione del suo Paese, rendendolo di fatto un esiliato in patria. Il romanziere, molto letto e amato in Francia, ha preso posizione in tempi non sospetti contro l'islamismo e condanna con fermezza l'attentato a Salman Rushdie, aggredito il 12 agosto a New York mentre stava tenendo una conferenza. Nonostante le minacce di morte, non si tira indietro nel parlare con estrema schiettezza dei pericoli dell'Islam politico.

Islamismo, la dura condanna di Sansal

Come spiega il romanziere, nessun'altra verità suprema come Islam "è servita così tanto a giustificare e moltiplicare i peggiori abomini sulla terra, commessi dai musulmani di Daesh, dai talebani, dal GIA, da Boko Haram e compagnia, a volte, spesso da lupi solitari dediti dediti all'esaltato coranico". Con una o due eccezioni, riflette lo scrittore algerino, i paesi musulmani vivono tutti in uno stato di "estrema arretratezza", sotto "regimi dispotici, corrotti, criminali, che sfruttano L'Islam nelle loro politiche interne ed estere". L'Islam, spiega, "è diventato la loro preoccupazione numero uno, prima dell'inflazione, prima della disoccupazione, del prezzo della benzina, degli incendi boschivi, della droga. Vi si fa sempre più presente, sempre più incalzante, conquistatore, arrogante e omicida. Se trova la porta chiusa, entra dalla finestra e, se è murata, entra dal camino, e quando non c'è più nessuna apertura disponibile, entra per la strada maestra di internet". Nella sua versione islamista, è di casa "in un approccio comunitario, separatista, isolazionista, interamente dedito alla tratta e alla violenza delle bande, di cui i più duri e meglio organizzati non hanno ancora perso i denti da latte".

I paesi scandinavi, afferma, "meravigliose terre di accoglienza per i musulmani in fuga dalla violenza e dalla povertà del loro paese", e soprattutto dalle "utopie socialiste del loro colonnello-presidente, capo supremo del consiglio della rivoluzione e indomabile aquila, non li vogliono più; oggi stanno prendendo misure di emergenza in preda al panico per sradicare il male". Quanto a Rushdie, Sansal scrive: "Suggerisco ai miei amici musulmani di leggere I versi satanici di Salman Rushdie, vedranno di persona che non c'è nulla di blasfemo nelle sue pagine, descrive una realtà che vedrebbero con i loro occhi se si liberassero dei paraocchi del condizionamento".

Rimpatriata in Francia una vedova di un assaltatore del Bataclan

L'islamismo contro cui si scaglia - con grande coraggio - Sansal continua a essere una delle fonti di maggiori preoccupazione per la sicurezza nazionale francese. Sta facendo discutere nel Paese la notizia del rimpatrio della vedova di uno degli attentatori del Bataclan, rimpatriata in Francia e accusata di terrorismo. La donna, identificata come Kahina El H., faceva parte di un gruppo di 51 donne e bambini riportati dai campi di detenzione nel nord-est della Siria, dove sono trattenute a seguito della sconfitta militare di Daesh. La Francia di norma si rifiuta di rimpatriare cittadini accusati di essersi uniti a gruppi terroristici in Siria o Iraq, adducendo rischi per la sicurezza nazionale. La Corte europea dei diritti umani, la scorsa settimana, ha condannato Parigi per il suo rifiuto di rimpatriare due cittadine francesi dalla Siria, dove sono detenute dopo essersi recate nel Paese per unirsi ai loro partner islamisti.

Le autorità francesi dovrebbero riesaminare la richiesta dei genitori delle donne e consentire loro di tornare a casa, ha affermato la corte ma il governo francese si rifiuta di farlo, sostenendo che i combattenti islamisti e le loro famiglie devono affrontare la giustizia locale.

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