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Se George Soros adesso si è dato all'ippica

George Soros e il cavallo Justify. Un fondo d'investimenti vicino al magnate americano sarebbe proprietario di un cavallo per il 15%. E che cavallo

Se George Soros adesso si è dato all'ippica

George Soros interessato all'ippica? Il cavallo Justify è a una galoppata dalla storia. Cinque le corse in cui ha gareggiato, tre i milioni di dollari vinti. Nella giornata di oggi, presso il Belmont Park di New York, si svolgerà il terzo turno di quella che viene chiamata "triplice corona del galoppo americano".

Se Justify dovesse vincere anche questa volta diverrebbe così l'autore della tredicesima impresa nella storia dell'ippica a stelle e strisce: trionfare in tutte e tre le corse in questione. La prima si chiama Kentucky Derby, la seconda Preakness Stakes e la terza, quella che per ora manca a Justify, Belmont Stakes. Una rapida ricerca su Google può aiutare a comprendere la portata della vicenda per gli appassionati di corse di cavalli. Un'osservazione un po' più attenta, con ogni probabilità, porterebbe dalle parti del New York Times.

Sì perché il quotidiano newyorkese ha da poco pubblicato un articolo in grado di chiarire l'appartenenza delle quote proprietarie dell'animale cavalcato dal fantino Mike Smith. Stando già alle prime righe del pezzo in questione, emerge come la proprietà sia tripartita: il 60% appartiene alla WinStar Farm, che il Times definisce come "una delle principali aziende di corsa e allevamento di purosangue del Nord America", il 25% alla Chine Horse Club, ma è sul rimanente 15% che pare fossilizzarsi l'attenzione: "Un terzo gruppo, un'entità segreta che detiene il restante 15%, rimarrà fuori dai riflettori - si legge in riferimento all'eventuale premiazione di oggi - perché evita vigorosamente qualsiasi attenzione pubblica. È una compagnia controllata dai migliori impiegati dell'investitore miliardario George Soros".

Il magnate ungherese naturalizzato americano, insomma, sarebbe riuscito anche ad entrare in questo che potrebbe essere definito come un vero e proprio affare. Sì, perché per il Corriere della Sera, i proprietari hanno già detto di "no" a un'offerta di sessanta milioni di dollari proveniente dall'Irlanda, offerta che puntava ad accaparrarsi le prestazioni sportive del cavallo più atteso d'America. Se Justify dovesse vincere anche al Belmont Park, quindi, potrebbe scattare una vera e propria asta al rialzo e al fondo d'investimento che sarebbe vicino a Soros potrebbe toccare una parte del possibile ricavato.

Le "corse dei cavalli" sono una metafora utilizzata per i sondaggi elettorali a pochi giorni dal voto. Donald Trump, ai tempi della sfida ai repubblicani tradizionali durante le primarie, veniva definito il "cavallo di Troia" di Hillary Clinton. La storia ha poi dimostrato tutt'altro. Anche il Tycoon si era in qualche modo interessato all'ippica quando, in contemporanea con i trionfi di un cavallo appartenente a Vincent Viola, pare avesse associato l'imprenditore filantropo alla carica di Segretario all'Esercito degli Stati Uniti d'America.

Del cavallo di "Vinnie" adesso si parla meno. Justify, che per il 15% sarebbe di George Soros, potrebbe vincere la sfida negli ippodromi. Una consolazione un po'magra, forse, per chi per le passate presidenziali aveva "puntato" sul sicuro vincente cavallo dem.

"I sacchi di biada", direbbero quelli di RightNation, finirono in quel caso dalle parti di Donald Trump.

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