Cinque anni di guerra hanno disintegrato la Siria: centinaia di migliaia di morti (470mila secondo il Syrian Center for Policy Research), 7,6 milioni di sfollati e 4,1 milioni di rifugiati all'estero sono i numeri che fotografano la tragedia. Ma ora c'è una speranza. Nella notte il gruppo internazionale di sostegno alla Siria ha raggiunto un accordo per la cessazione delle ostilità: sette giorni di tempo per la sua attuazione e per fornire un rapido accesso umanitario alle città siriane attualmente sotto assedio. manca ancora, però, un cessate il fuoco completo. Si è arrivati all'accordo dopo una lunga maratona negoziale a Monaco di Baviera, che doveva servire a rilanciare i negoziati arenatisi la scorsa settimana. In una conferenza stampa, il segretario di Stato americano John Kerry ha sottolineato gli impegni raggiunti dopo l'incontro: "Quello che abbiamo bisogno di vedere nei prossimi giorni sono azioni sul terreno, nel campo", ha detto, aggiungendo che "senza una transizione politica, non è possibile raggiungere la pace". Nell'illustrare i contenuti dell'intesa, sia Kerry, sia il ministro degli esteri russo Lavrov, hanno sottolineato la necessità di riprendere i negoziati a Ginevra, dove oggi alle ore 16 (ora locale) si incontrerà una task force che dovrà coordinare e monitorare gli aiuti umanitari in Siria.
Dopo il raggiungimento dell'accordo ha sottolineato come la Russia non porrà finire agli attacchi aerei in Siria, ribadendo che la cessazione delle ostilità non si applica allo Stato islamico e ad al Nusra, che è affiliata con al Qaeda. Lavrov ha posto l'accento sui militanti dello Stato islamico che controllano gran parte della Siria e dell'Iraq: "Le nostre forze dello spazio aereo - ha precisato - continueranno a lavorare contro queste organizzazioni". Una posizione, questa, non condivisa dagli Stati Uniti e dagli alleati europei, che sottolineano come solo una parte minoritaria degli attacchi fosse diretta a quei gruppi, rimanendo per la maggior parte concentrata su alcuni gruppi di opposizione (sostenuti dall'Occidente) che cercano di rovesciare il governo del presidente siriano Bashar al-Assad.
Lavrov ha aggiunto che i colloqui di pace devono riprendere a Ginevra nel più breve tempo possibile e che tutti i gruppi di opposizione siriani dovrebbero partecipare. Ha poi chiarito che la semplice sospensione delle ostilità sarebbe un compito difficile. Il ministro degli Esteri britannico Philip Hammond ha affermato che un cessate il fuoco potrebbe avere successo solo se la Russia fermasse gli attacchi aerei di supporto alle forze governative siriane contro l'opposizione. Insomma, come si vede le posizioni sono ancora distanti.
"C’è un risultato oggi a Monaco, pensiamo di aver fatto dei progressi. Su tutti e due i fronti, le ostilità e gli aiuti. E questi progressi hanno il potenziale di cambiare la vita quotidiana dei siriani". Il segretario di Stato Usa, John Kerry, è soddisfatto nel presentare le condizioni dell’accordo raggiunto dall’International Syria Support Group. Kerry precisa che la fine delle ostilità dovrà avvenire nel giro di una settimana e gli aiuti umanitari dovranno arrivare subito. L’Onu alle 16 a Ginevra riunirà una task force umanitaria composta da membri dell’International Siria Support.
L'accordo "riaccende la speranza", scrive su Twitter il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. "#Siria aiuti umanitari entro domenica e una settimane per fine ostilità. La nottata diplomatica qui a Monaco ha riacceso la speranza".
Opposizioni siriane in esilio: no alla proposta
Le opposizioni siriane in esilio rifiutano con forza la proposta per un cessate il fuoco entro una settimana. Riad Hijab, presidente dell’Alto consiglio dell’opposizione siriana, la delegazione incaricata di condurre i colloqui mediati dall’Onu con il governo di Damasco, ha affermato che "nessun accordo è possibile fino a quando rimarrà i carica il presidente (Bashar) al Assad e rimarranno in Siria i Pasdaran (iraniani)".
Si aggrava il bilancio delle vittime
È di quasi mezzo milione di siriani uccisi il bilancio di cinque anni di violenze in Siria, circa il doppio di quanto documentato un anno e mezzo fa dall’Onu. Lo si apprende dal rapporto aggiornato di un autorevole think tank siriano indipendente, il Syrian Center for Policy Research (Scpr) basato a Beirut. Nel 2014 l’Onu aveva smesso di contare il numero di uccisi per le difficoltà nel documentare in maniera autorevole i fatti sul terreno.
Da allora l’unica fonte su cui i media si basavano erano i report periodici cell’Osservatorio nazionale per i diritti umani, una organizzazione siriana legata alle opposizioni. Nel rapporto del think tank siriano si afferma inoltre che l’aspettativa di vita in Siria è scesa di ben 14 anni, dai 70 del 2010 ai 56 del 2015.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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