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Palestina, contro l'occupazione il grido dei soldati israeliani

Ai microfoni de ilGiornale.it parla l'ex soldato Yehuda Shaul: "Sono un patriota e un soldato, ma la sopravvivenza del mio Paese è legata alla fine dell'occupazione"

Palestina, contro l'occupazione il grido dei soldati israeliani

Da Lugano

Yehuda Shaul è un uomo dalla corporatura massiccia, il piglio marziale che si addice a un soldato. Lo incontriamo allo Spazio 1929 di Lugano, dove grazie alla mediazione di Amnesty International Svizzera è venuto a presentare l'attività della sua "Breaking the Silence", l'organizzazione di soldati ed ex soldati delle forze armate israeliane che testimoniano illegalità e violazioni dei diritti umani commesse nei Territori palestinesi occupati e nella Striscia di Gaza.

Seduto sulle panchine del parco, rilascia un'intervista dopo l'altra, infaticabile. Spiega che Breaking the Silence, nata nel 2004, raccoglie oggi più di mille appartenenti alle forze armate. Che, in forma anonima ma nel pieno rispetto della legislazione militare israeliana, raccontano la propria esperienza sotto le armi. Con un obiettivo preciso: "Far sì che le forze armate siano strumento di difesa, non di oppressione ed occupazione."

Vi definite patrioti, ma chi contesta il vostro operato dice che siete traditori di Israele: dove sta la verità?

Noi siamo soldati, non pacifisti. Io sono disposto a morire e a uccidere per Israele, ma credo profondamente che la sua sopravvivenza sia legata alla fine dell'occupazione dei Territori. Crediamo nell'autodeterminazione dei popoli e vogliamo mettere la società israeliana davanti ad uno specchio e testimoniare cosa sia l'occupazione.

Cos'è l'occupazione?

Occupazione è poter entrare nelle case dei palestinesi, ad Hebron, chiudere gli abitanti in una stanza, e mettersi a guardare una partita della Coppa del Mondo di calcio, per il gusto di farlo e per il potere assoluto che Israele esercita. Occupazione è lasciare per otto ore sotto il sole, ammanettato, chi venisse sorpreso a violare il coprifuoco, durante la seconda Intifada. Coprifuoco che, naturalmente, vigeva solo per i palestinesi.

Non si tratta di misure per garantire la sicurezza degli israeliani?

Per me la sicurezza dev'essere un concetto reciproco, non unilaterale: noi siamo sicuri solo se anche i nostri vicini sono sicuri. Hamas è un'organizzazione terroristica, sia chiaro. La missione dell'esercito israeliano, però, dev'essere quella di proteggere i confini e le città di Israele, non qualche centinaio di coloni che si sono installati a vivere nel bel mezzo della Palestina.

Voi come lavorate in questo contesto?

Noi organizziamo tour guidati dei Territori, per mostrare agli israeliani cosa sia l'occupazione. Una buona parte dei nostri associati sono giovani in età pre-militare. Poi abbiamo pubblicato alcuni libri con le testimonianze dei soldati.

Come vengono accolte queste pubblicazioni in Israele?

Nel 2009, quando pubblicammo un libro con le testimonianze sull'operazione Piombo fuso, si scatenò il putiferio. Siamo diventati nemici dello Stato: le forze armate ci hanno attaccati tramite il loro portavoce, facendo in modo che non venissimo ospitati in radio o in tv; il ministro della Difesa ci ha attaccati; il ministro degli Esteri ha sguinzagliato gli ambasciatori in Europa per cercare di bloccarci i finanziamenti; Netanyahu ci ha attaccati. È stato abbastanza spaventoso.

Voi però siete andati avanti

Sì, anche perché la reazione dell'opinione pubblica è stata di grande interesse. La censura da parte del governo ci ha regalato una pubblicità enorme quanto insperata. Quando abbiamo pubblicato il report sull'operazione Margine di protezione - e avevamo molte più testimonianze - le istituzioni hanno finto di disinteressarsene. La polemica è stata meno vistosa, ma abbiamo avuto la possibilità di parlare del nostro lavoro alla luce del sole.

C'è però chi punta il dito contro il carattere anonimo delle vostre rivelazioni

L'anonimato serve a proteggere soldati che altrimenti rischierebbero mesi di carcere militare. Noi però conosciamo benissimo i nomi di chi testimonia e tutto il materiale che pubblichiamo viene passato al vaglio della censura militare. Non vogliamo mettere a repentaglio la sicurezza di Israele nemmeno per sbaglio.

E per quanto riguarda i finanziamenti esteri? Breaking the silence riceve aiuti da molti Stati europei

È così per tutte le associazioni israeliane. La campagna elettorale di Netanyahu è stata finanziata dall’estero per circa il 98%. Per me è un onore che BTS sia finanziata da Paesi europei amici di Israele.

Cosa aspetta BTS in futuro?

Negli ultimi cinque anni abbiamo visto il governo di destra più radicale, nel sostenere gli insediamenti, che ci sia mai stato. Vediamo i tentativi da parte del governo di limitare lentamente gli spazi della società civile, anche con interventi legislativi, bloccando i finanziamenti esteri, tassandoli… Io sono un soldato, non ho paura di combattere! Quando le associazioni favorevoli agli insediamenti ci attaccano, va benissimo, questa è la democrazia! Se lo fa il governo, è diverso. Tuttavia...

Tuttavia?

Tuttavia sono convinto che prima di morire vedrò la fine dell'occupazione. Si tratta solo di capire quanto tempo ci vorrà. E quanti morti e quanta sofferenza.

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