New York Dal triangolo ad altissima tensione con Taiwan ai missili ipersonici, i rapporti tra Usa e Cina sono sempre più infuocati. L'ultimo scontro tra le due potenze si è consumato dopo che il segretario di stato americano Antony Blinken ha auspicato che «Taiwan possa partecipare in modo significativo e robusto al sistema delle Nazioni Unite». «Non ne ha alcun diritto», è stata la secca risposta del gigante asiatico, sottolineando tramite il portavoce dell'Ufficio del governo di Pechino per gli Affari con Taipei, Ma Xiaoguang, che «l'Onu è un'organizzazione governativa internazionale composta da stati sovrani», ma l'isola è parte della Cina. E dal ministero degli Esteri, il portavoce Zhao Lijian ha ammonito del rischio di un «effetto dirompente» sulle relazioni bilaterali tra i due Paesi se Washington continuerà a usare la «carta di Taiwan».
A infiammare ulteriormente la situazione sono poi state le parole della presidente di Taiwan, Ing-wen, la quale in una intervista alla Cnn si è detta sicura e fiduciosa che gli Stati Uniti difenderanno l'isola in caso di aggressione della Cina. Oltre a sottolineare che la minaccia del Dragone «aumenta ogni giorno», e a confermare per la prima volta che nell'isola sono presenti militari americani. Quindi, si è detta aperta a un «confronto» con Pechino e con il presidente Xi Jinping, pur nel rispetto delle «differenze». «Il compito storico della riunificazione della madrepatria deve essere adempiuto e lo sarà sicuramente. Qualsiasi tentativo di ostacolare la riunificazione e il rinnovamento nazionale è destinato a fallire», ha replicato il portavoce del ministero della Difesa, Tan Kefei: «Se gli Stati Uniti continueranno ad aggrapparsi ostinatamente all'illusione di usare Taiwan per controllare la Cina e tenteranno di migliorare i legami militari con l'isola, Pechino si opporrà risolutamente e contrattaccherà». «Ci opponiamo con fermezza a ogni forma di scambio ufficiale e di contatto militare fra Usa e Taiwan», ha poi precisato Wang Wenbin, del ministero degli Esteri. Nessuno deve sottovalutare la determinazione del Paese asiatico nella difesa della «propria sovranità e integrità territoriale», ha proseguito, ribadendo che l'esercito americano ha mandato «segnali sbagliati alle forze indipendentiste dell'isola, minacciando la pace nello Stretto di Taiwan».
Intanto il generale Mark Milley, capo di stato maggiore delle Forze armate Usa, ha spiegato a Bloomberg che la Cina dal punto di vista militare è in «rapida espansione» ed è «molto preoccupante» che Pechino abbia sperimentato dei missili ipersonici la scorsa estate. Milley ha paragonato il presunto test (negato dal Dragone) a un «momento Sputnik», a quando cioè l'Unione Sovietica superò gli Stati Uniti nell'inaugurare la corsa spaziale con il lancio nel 1957 del primo satellite. «Ciò che abbiamo visto - ha detto il generale - rappresenta un evento significativo, ed è molto preoccupante». «Non so se sia un momento Sputnik, ma ci è andato molto vicino», ha proseguito, sottolineando che gli Usa stanno lavorando a rafforzare i propri sistemi di difesa e su un progetto di missile ipersonico.
Le armi strategiche di ultima generazione sono in grado di trasportare testate nucleari a grandi distanze volando fino a cinque volte la velocità del suono, sono molti più manovrabili rispetto ai missili
balistici e sono praticamente impossibili da intercettare con le tecnologie di difesa antimissile e difesa aerea attuali. Sono già state sperimentate con successo due anni fa dalla Russia e, recentemente, dalla Corea del Nord.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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