Srebrenica 1995, Srebrenica 2016. Sembra strano ma a venti anni dalla guerra che insanguinò la Serbia, nella città del genocidio i cittadini hanno scelto: via il sindaco musulmano e poltrona di primo cittadino a Mladen Grujicic, 34 anni, professore di chimica che nega lo sterminio di musulmani avvenuto a Sebrenica.
Lo chiama "crimine di guerra", ma afferma che l'etnia e la religione non c'entrasse nulla nella morte degli 8mila musulmani morti dopo la conquista della città da parte del generale serbo Ratko Mladic. E così il 54% dei suoi concittadini hanno deciso che dopo anni di amministrazione del sindaco musulmano Camil Durakovic (45,5%) fosse il tempo di tornare all'amministrazione "serba".
La lotta delle madri di Srebrenica
Il risultato delle elezioni ha scatenato dure polemiche, soprattutto tra le Madri di Srebenica, le donne che da anni cercano i corpi delle vittime del massacro. "Siamo state tradite come comunità - hanno detto al Corriere - Grujicic non può dirigere questa città perché i suoi idoli sono i criminali di guerra come Radovan Karadzic". Per questo dopo l'apertura delle urne avevano chiesto il riconteggio delle schede, visto che le buste del voto per posta (1500) sono arrivare in ritardo, e in gran parte vengono da profughi musulmani scappati dopo il 1995. Inoltre secondo i ricorrenti avrebbero partecipato al voto 1.700 serbi che non avrebbero avuto il diritto di ottenere la residenza a Srebrenica. Alla fine, però, la commissione elettorale ha rigettato ogni ricorso.
Confermando la vittoria del serbo Mladen Grujicic.Le contrapposizioni religiose dopo la guerra sono ancora ben lontane dall'essere superate. Solo nel luglio dell'anno scorso, infatti, durante la commemorazione per i 20 anni dal genocidio il opresidente servo Alexander Vucic è stato preso a sassate dai musulmani.
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