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Dopo la strage al Cairo esplode la rabbia dei cristiani copti

Dopo la strage al Cairo esplode la rabbia dei cristiani copti

Erano le dieci del mattino quando un ordigno, accanto alla cattedrale copta del Cairo, esplodeva portandosi via venticinque persone, tra le quali donne e bambini arrivati per partecipare alla messa della domenica.

Un attacco sulle cui modalità rimangono ancora dubbi, perché se ieri si parlava di dodici chili di dinamite fatti esplodere, oggi papa Tawadros II ha detto che si sarebbe trattato piuttosto di un 22enne attentatore suicida, identificato come Mahmoud Shafik Mohamed Mostafa.

Un attentato nel quartiere di Abbasiya, nel mirino la chiesa di San Marco, che ha fatto esplodere la rabbia della comunità, ma non solo dei cristiani. Appena dopo i fatti una folla si è radunata ieri fuori dalla cattedrale, con slogan che invitavano il Paese all'unità contro una possibile deriva settaria.

Oggi al Cairo si sono svolti i funerali delle vittime, alla presenza del capo della Chiesa copta e del presidente Abdel Fattah al-Sisi. Una presenza che non è bastata a sedare gli animi della comunità, da tempo nel mirino di attacchi per cui - raccontavamo a settembre - raramente viene fatta giustizia.

"Un atto infame", quello avvenuto ad Abbasiya, secondo l'imam di Al-Azhar Ahmed Al-Tayeb. "Un vile crimine", secondo il presidente Al Sisi. Ma le parole non bastano per placare il dolore di una comunità che ancora aspetta di conoscere la verità sulla strage avvenuta a gennaio 2011, quando 21 fedeli morirono ad Alessandria, all'uscita della messa per l'anno nuovo.

Nonostante inizialmente il nuovo "uomo forte" egiziano avesse promesso ai cristiani di impegnarsi per migliorare la situazione con cui la comunità è costretta a convivere, alle parole non sono seguiti i fatti.

Almeno quarantadue le chiese attaccate negli ultimi tre anni.

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