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La strategia Usa per contrastare il siluro nucleare russo Poseidon

Dalla griglia armata sottomarina ai missili ipersonici: le strategie Usa per contrastare il siluro a propulsione nucleare Poseidon

La strategia Usa per contrastare il siluro nucleare russo Poseidon

Entro il 2027 Il Pentagono dovrà elaborare una efficace strategia per contrastare il siluro a propulsione nucleare Poseidon sviluppato dalla Russia. Riconoscendo l’esistenza del sistema russo nella Nuclear Posture Review 2018, gli Stati Uniti dovranno concentrare risorse sufficienti per implementare nuovi ConOps (Concept of Operations) e modificare (o sviluppare) delle capacità per individuare e distruggere la minaccia russa prima che quest’ultima raggiunga il bersaglio. Parliamo quindi di una efficace griglia di rilevazione (matrici acustiche e pattuglie MPA) ed una Kill Chain ridondante in grado di assicurare la distruzione dell’obiettivo in mare aperto, ponendo al riparo la costa degli Stati Uniti dalla contaminazione nucleare provocata dalla testata da 100 megatoni che armerebbe il Kanyon.

Le prime immagini del Poseidon

Il venti luglio scorso il Ministero della Difesa russo ha diffuso sulla rete le primissime immagini reali del Poseidon, un siluro radioattivo guidato da intelligenza artificiale armato con una testata nucleare di classe Megaton. Il sistema d’arma è stato svelato dal Presidente Vladimir Putin lo scorso primo marzo durante l'annuale discorso alle Camere riunite dell'Assembla Federale. L'obiettivo della Russia era quello di mostrare agli Stati Uniti i prototipi in via di sviluppo, alcuni dei quali sarebbero già pronti per la produzione seriale.

La strategia degli Stati Uniti per contrastare il Poseidon

Sfruttiamo le schede elaborate dal sempre eccellente H I Sutton per dare uno sguardo alle possibili strategie e capacità che gli Stati Uniti dovranno sviluppare per individuare e distruggere la minaccia russa prima che quest’ultima raggiunga il bersaglio. Sarebbe opportuno rilevare che al di là dell’intelligenza artificiale, le modalità operative del Poseidon saranno relativamente semplici. La sopravvivenza del sistema d’arma russo sarà determinata sostanzialmente da due fattori: velocità e profondità.

Stati Uniti: Griglia Armata Neptune

L’idea sarebbe quella di creare una griglia wireless di idrofoni sottomarini fissi ed aero-dispersi, proprio come la rete SOSUS della Guerra Fredda, per rilevare i segnali acustici di un Poseidon in avvicinamento. I punti di ascolto per monitorare in tempo reale l’ambiente subacqueo sarebbero collegati a dei nodi Seatooth utilizzati per la comunicazione, l’elaborazione dei dati e per rilasciare mine e siluri di nuova generazione ancorati sul fondale. Secondo H I Sutton, l'elaborazione locale delle informazioni distribuite in tutta la rete, consentirebbe un migliore discernimento del target rispetto ai sistemi precedenti, riducendo i falsi allarmi. Mine e siluri sarebbero collegati in rete per consentire loro di essere in grado di ricevere aggiornamenti a metà percorso dagli altri nodi Seatooth.

DARPA: Programma Upward Falling Payloads

Il programma Upward Falling Payloads della DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency) è in fase di sviluppo avanzato. Secondo le specifiche, conferirebbe agli USA la capacità di disporre di una flotta di droni kamikaze nelle griglie di tutto il pianeta. Rilasciato da un vettore, il modulo di protezione con all’interno il drone scenderebbe in profondità, ancorandosi al fondale. L’UFP comunicherebbe la sua posizione costantemente, entrando in stand-by con un’autonomia (stimata) di anni. Quando necessario, i militari attiverebbero l'UFP: dalle profondità del mare, emergerebbe un drone (o sciami) in grado di volare e colpire un nemico. In realtà, l’UFP è stato concepito come un guscio protettivo per svariati carichi utili, come ad esempio sistemi d’armi di diversa natura incapsulati al suo interno o per missioni di Intelligence, Surveillance and Reconnaissance (ISR). I problemi principali della DARPA per il modulo sono quattro: la sopravvivenza nelle profondità del mare per lunghi periodi di tempo, il sistema di comunicazione, il processo di fissaggio al fondale e l’integrità del carico utile. Il guscio dovrà sopravvivere alla pressione per lunghi periodi di tempo, mentre l’attivazione dovrà avvenire anche dopo anni di letargo. Nelle specifiche del programma UFP, anche la capacità del guscio di comunicare tutte le informazioni sulla sua integrità, autonomia e lo stato del carico custodito all’interno. L’UFP non è ufficialmente operativo (probabilmente è testato in segreto dalla Marina Militare degli Stati Uniti), ma i militari ripongono estrema fiducia per quello che potrebbe diventare un game changer dei mari nella futura strategia navale statunitense.

Quasi la metà degli oceani del mondo sono profondi più di 2,5 miglia: il 71 per cento della superficie del pianeta è ricoperta da acqua. Ciò significa che il Pentagono potrebbe stoccare in sicurezza un numero indefinito di gusci. La US Navy non possiede i fondi per continuare ad operare nel globo come vorrebbe. Gli UFP potrebbero colmare queste lacune sulla copertura delle griglie e fornire ai militari la capacità di colpire bersagli senza la necessità fisica di un vettore in zona. L’unica cosa da fare sarebbe attivare il sistema d'arma incapsulato nel modulo e dirigerlo verso il bersaglio. Considerando l’occultamento del sistema, la capacita di rimanere inerti nelle profondità del mare, il potenziale carico esplosivo o di proiezione, l’UFP potrebbe compiere attacchi contro bersagli che non lo identificherebbero. Ciò potrebbe dare luogo ad ulteriori approfondimenti di carattere giuridico. Ufficialmente il programma Upward Falling Payloads della DARPA ha superato la fase due (collaudo in mare di tutti i sistemi). La fase tre, attualmente in atto, dovrebbe dimostrare le capacità di fissaggio, il sistema di comunicazione e di rilascio per i diversi carichi utili. Il guscio ad oggi testato ha un peso di 2500 kg: ciò significa che un bombardiere pesante potrebbe con un solo passaggio rilasciare dodici UFP.

La risposta della Cina: Underwater Great Wall Project

Si chiama Underwater Great Wall Project ed è la contromossa cinese per contrastare le griglie armate concepite nella swarm warfare, nuova tattica asimmetrica elaborata dalla US Navy. La risposta cinese proposta dalla China State Shipbuilding Corporation prevede la realizzazione di una rete di sensori navali che potrebbero erodere in modo significativo il vantaggio tattico in una guerra sottomarina. I sensori dell’Underwater Great Wall Project sono stati progettati per monitorare in tempo reale l’ambiente subacqueo sia in campo scientifico che in quello militare. I cinesi, quindi, mirano ad annullare l’attività delle griglie militarizzate dalla US Navy annullando, con la loro rilevazione, il vantaggio tattico.

Stati Uniti: Vettori ipersonici con siluri leggeri o mine nucleari

La Flotta dell'Artico

I sottomarini d'attacco e lanciamissili della Marina Militare degli Stati Uniti potrebbero essere armati con vettori ipersonici a lungo raggio. Questi ultimi, volando a Mach 5, raggiungerebbero in tempi brevi l'area operativa così da rilasciare dei siluri leggeri di nuova generazione, degli UUV o cariche di profondità termonucleari per aumentare le possibilità di neutralizzare con successo l'obiettivo. I sottomarini operanti nel Nord Atlantico potrebbero in questo modo rispondere tempestivamente al rilevamento dei Poseidon nella regione artica.

Da rilevare che il Poseidon potrebbe essere lanciato anche da postazioni occultate sotto la calotta polare, area di competenza del Submarine Development Squadron Five formato dai sottomarini USS Seawolf (SSN-21), USS Connecticut (SSN-22) ed USS Jimmy Carter (SSN-23) della Classe Virginia.

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