La stretta di Orban: domande di asilo solo presso i consolati all'estero

Ad annunciare la stretta radicale sul diritto di asilo promossa da Orban è stato, tramite Twitter, il portavoce del governo di Budapest

La stretta di Orban: domande di asilo solo presso i consolati all'estero

Dopo la recente sentenza della Corte di Giustizia Ue che ha definito illegale la detenzione di circa 300 immigrati clandestini attuata dall’Ungheria mediante strutture ubicate lungo il confine con la Serbia, il governo Orban ha annunciato una stretta radicale proprio in ambito migratorio. Budapest ha infatti annunciato di recente, contemporaneamente alla liberazione degli aspiranti profughi in questione, una riforma in senso ancora più restrittivo della normativa nazionale in tema di diritto di asilo. La svolta promossa dall’esecutivo a guida Fidesz farà in modo, nell’intenzione del premier magiaro, di scoraggiare definitivamente i migranti dall’accalcarsi alle frontiere ungheresi per presentate istanza di protezione internazionale alle autorità del Paese est-europeo.

Ad annunciare l’inasprimento delle leggi migratorie di Budapest, fa sapere il New York Times, è stato giovedì, tramite un tweet, Zoltan Kovacs, portavoce del governo Orban.

In base a quanto postato dall’alto funzionario governativo, le future domande di asilo non potranno più essere presentate all’interno del territorio magiaro e quindi gli aspiranti profughi, da oggi in poi, potranno avanzare le loro istanze di protezione internazionale soltanto presso i consolati di Budapest presenti negli Stati confinanti con l'Ungheria, come la Serbia.

La dichiarazione pubblicata sul web da Kovacs rimanda a un comunicato emesso sempre giovedì da Gergely Gulyás, capo di gabinetto di Orban.

Mediante la nota in questione, Gulyás ha appunto annunciato, dopo avere fortemente criticato la sentenza Ue che ha definito illegale la detenzione dei clandestini da parte di Budapest, che a breve non ci saranno più, lungo i confini magiari, aree di transito presso le quali i migranti potranno presentare le loro richieste di asilo e che questi ultimi lo potranno fare in futuro esclusivamente recandosi negli uffici consolari ungheresi operanti nei “Paesi sicuri” che confinano con la nazione governata da Fidesz.

La stretta annunciata dai rappresentanti dell’esecutivo Orban, rimarca la testata americana, ha subito indignato le organizzazioni umanitarie, con l’Hungarian Helsinki Committee, che, per bocca del suo portavoce Zsolt Zadori, ha bollato come una “violazione della Convenzione di Ginevra sui rifugiati” la volontà di Budapest di costringere gli immigrati a fare domanda di asilo al di fuori dell’Ungheria.

A tale critica ha subito replicato Kovacs, che, citato dal medesimo giornale, ha rivendicato la conformità dell’iniziativa del gabinetto Orban al testo del trattato richiamato da Zadori, precisando allo stesso tempo che le autorità di Budapest interpreterebbero la Convenzione in un senso diametralmente opposto a quello seguito dal portavoce dell’ong: “L’Ungheria è circondata da nazioni sicure.

La Convenzione di Ginevra stabilisce che gli aspiranti rifugiati devono presentare la loro istanza nel primo Paese sicuro di arrivo. Da nessuna parte è scritto che i migranti abbiano il diritto di scegliere dove fare domanda di asilo e di violare così le leggi nazionali sull’immigrazione, divenendo di conseguenza clandestini da respingere”.

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