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Se ora si rivaluta pure lo stupro per attaccar le statue "fasciste"

L'ultima follia dei collettivi "antifascisti" contro le statue. "Noi siamo il risultato di uno stupro sistematico perpetrato dall’uomo bianco, non possiamo ignorare che nelle nostre vene scorra il sangue dello stupratore"

Se ora si rivaluta pure lo stupro per attaccar le statue "fasciste"

Non bastavano i crociati del politicamente corretto che vogliono applicare i criteri etici di oggi al passato, cancellando la storia. Le manifestazioni antirazziste scoppiate negli Stati Uniti a seguito dell'omicidio di George Floyd, infatti, hanno dato il via a una protesta contro il passato "bianco e colonialista" dell'occidente, dove gli assoluti protagonisti sono i nuovi fanatici della censura e dell’iconoclastia, mentre le "vittime" sono statue e monumenti. Nel mirino di questa furiosa crociata ideologica, frutto avvelenato dell'identity politics, c'è l'uomo bianco, afflitto da un perenne senso di colpa. Per sottolineare questo marchio d'infamia degli "occidentali peccatori", i colletivi della sinistra radicale se ne sono inventata un'altra: "stuprare" le statue di "fascisti e colonialisti".

Il collettivo: "Nulla di più pronografico nella storia dell'occidente"

"Prima di tutto, ci consideriamo un collettivo anti-colonialista, anti-razzista e anti-fascista che si rafforza attraverso la pornografia e il vandalismo per compiere le proprie azioni" racconta il collettivo Terrorismo teatral migrante intervistato da Rolling Stone. Cosa c’è di più pornografico, insistono, "della storia coloniale e capitalistica che tiene a bada queste potenze egemoniche?". Il nome del progetto? Originalissimo: "Fuck the fascism". "Crediamo- spiegano -che vi sia un bisogno millenario e collettivo di giustizia che si scontra e si antepone alla negligenza e all’indifferenza anch’essa millenaria e collettiva di una società che accetta quotidianamente di passare accanto a monumenti che commemorano e onorano genocidi".

Secondo il collettivo, è "interessante" e al contempo "divertente" che la "puerilità e il cinismo" della "società bianca concentrino l’attenzione per il nostro progetto sul concetto di stupro. Sono incredibili lo stupore e l’orrore che si risvegliano in essa, considerando che è rivolto a pietre e cemento inerti, non capendo che la nostra vendetta punta alla memoria costruita sull’abuso, la tortura e lo stupro che voi stessi continuate a perpetuare. Capiamo che sia un tabù e un argomento provocatorio, ma sono le vostre mani a essere sporche di sangue". Credendosi forse Andy Warhol, il collettivo parla di "provocazione" che nell'arte, soprattutto contemporanea, deve esserci. Ma qua provocazione e arte non c'entrano nulla: c'è solamente una volgarissima e violenta esibizione ideologica intrisa di una colossale ignoranza storica. Come vengono scelte le statue da "stuprare"? Il collettivo ha le idee chiare. "Il tema dello stupro è un tema e un orrore che appartiene alla gente bianca, all’inquisitore" spiegano, sottolineado che "Fuck the Fascism" è un "progetto che può essere portato dappertutto nel mondo perché ci sono monumenti fascisti ovunque. Ci avvaliamo della cooperazione di collettivi che organizziamo attraverso quelli che chiamiamo “raduni complottisti”; facciamo ricerca storica e la problematizziamo con persone interessate e alleate per creare una proposta di azioni pornovandaliche".

I progressisti e l'odio di sé che si scaglia contro i monumenti

Come spiegato da InsideOver, l’odio di sé – che caratterizza questi nuovi movimenti progressisti che vogliono cancellare la storia – rappresenta un lascito del puritanesimo. Come nota Robert Huges nel suo saggio La cultura del piagnisteo. La saga del politicamente corretto, i Puritani si ritenevano, a buon diritto, vittime di una persecuzione, designate a creare uno Stato teocratico le cui virtù trascendessero i mali del Vecchio Mondo e riscattassero così la caduta dell’uomo europeo. La democrazia americana, nota Hughes, “consistette nell’infrangere la condizione di vittima coloniale, creando uno Stato laico in cui diritti naturali dell’individuo si ampliassero senza sosta a vantaggio dell’eguaglianza”.

Insomma, ogni sofferenza dell’umanità contemporanea si deve ricondurre alle colpe dell’Occidente, dell’uomo bianco. Una colpa quasi genetica.

Una concezione, questa sì, pericolosamente razzista.

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