Svelata l'identità dell'attentatore di Glasgow: era un richiedente asilo sudanese

L’attentatore di Glasgow, prima di compiere gli accoltellamenti, si sarebbe più volte “lamentato” del suo soggiorno presso il Park Inn Hotel

Svelata l'identità dell'attentatore di Glasgow: era un richiedente asilo sudanese

È stata in questi giorni rivelata l’identità dell’attentatore di Glasgow, che, tre giorni fa, ha gravemente ferito sei persone, compreso un agente di polizia, all’interno di un hotel utilizzato per ospitare migranti. L’assalitore è stato allora ucciso dalle forze dell’ordine, ma le indagini sulle circostanze che hanno determinato l’esplosione di follia non si sono fermate. Gli inquirenti scozzesi, controllando i documenti del ministero dell’Interno nazionale, sono così pervenuti ultimamente a dettagliare l’identità dello squilibrato.

La polizia locale ha infatti comunicato che l’accoltellatore deceduto era un richiedente asilo sudanese, giunto nel Regno Unito sei mesi fa. Il killer, di nome Badreddin Abadlla Adam e che aveva 28 anni di età al momento dell’attentato, era stato ospite in questi mesi proprio dell’albergo in cui avrebbe in seguito perpetrato i suoi crimini.

Durante la sua permanenza al Park Inn Hotel, ricostruiscono i media britannici attenendosi ai particolari diffusi dagli agenti, il sudanese avrebbe più volte manifestato segni di insofferenza per il trattamento lì riservatogli. Egli si sarebbe infatti reiteratamente “lamentato” delle condizioni di vita nella struttura ricettiva, che, a fronte di una capienza massima di 91 camere, era arrivata a ospitare, nel pieno dell’emergenza-coronavirus, quasi un centinaio di profughi. In particolare, nel corso di tale soggiorno, Adam si sarebbe lamentato con forza del “rumore” percepibile nell’albergo.

L’insofferenza del richiedente asilo, nelle ultime settimane, si era aggravata, tanto che, la notte prima dell’attacco, alcuni compagni di stanza suoi connazionali avevano segnalato gli squilibri mentali del ventottenne direttamente allo staff dell’hotel.

Il giorno stesso dell’assalto, inoltre, Adam in persona aveva telefonato, intorno alle 11:00, a un avvocato specializzato in diritto dell’immigrazione, per confidargli il proprio disagio psichico. Il legale avrebbe allora assicurato al richiedente asilo di riferire la condizione personale di quest’ultimo ai funzionari del ministero dell’Interno preposti alla protezione degli individui vulnerabili.

Nonostante le rassicurazioni fornite dall’avvocato, il sudanese, a nemmeno due ore di distanza dalla conversazione telefonica avuta con il professionista, scatenava il putiferio al Park Inn Hotel di Glasgow.

La polizia scozzese ha quindi precisato che, sebbene abbia ormai portato alla luce l’identità dell’accoltellatore, continuerà gli accertamenti sull’attentato del 26 giugno. Resta, per il momento, la classificazione di quest’ultimo quale atto non terroristico.

Dei sei soggetti rimasti

feriti sotto i colpi inferti da Adam, uno è un poliziotto, attualmente ricoverato in ospedale in condizioni critiche, tre sono altri richiedenti asilo e gli ultimi due sono membri del personale della struttura ricettiva.

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