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Svizzera, patria di un popolo armato

Viaggio nella Confederazione Elvetica, dove l'elevato tasso di sicurezza territoriale e privata proviene dallo spirito di milizia insito nei singoli cittadini, veri e propri soldati in borghese: su 8 milioni di abitanti, circolano 2 milioni di armi da fuoco

Svizzera, patria di un popolo armato

Bellinzona - Sul pianeta Svizzera i casi Stacchio, Sicignano o Mattielli sembrano lontani anni luce. Non per disinformazione, anzi: gli abitanti del Canton Ticino, che parlano italiano ma ragionano teutonico, sono sempre aggiornatissimi su quanto accade al di là della frontiera, dove ci siamo noi italiani che ci barcameniamo tra il sacrosanto diritto di salvare la pellaccia da chi si piomba nel nostro appartamento a notte fonda con intenzioni facilmente intuibili e quel principio perverso detto "eccesso di legittima difesa" concepito per mazziare la vittima e coccolare l'intruso.

Ebbene, una volta che hai messo piede a Chiasso, a Lugano o a Bellinzona, ti accorgi che quel dilemma, purtroppo di stretta attualità, è rimasto alla dogana. Gli svizzeri non si pongono nemmeno il problema: i ladri operativi nei 26 cantoni sanno bene quanto sia rischioso il loro lavoro, per questo il più delle volte rinunciano al colpo grosso, onde evitare che il padrone di casa risponda con la stessa moneta. Tuttavia, dal punto di vista statistico, non è possibile dimostrare che il possesso domiciliare delle armi rappresenti effettivamente un deterrente contro i furti (per il 65% commessi da stranieri), ma una cosa è certa: il cittadino svizzero non è affatto uno sprovveduto e difficilmente si fa sorprendere disarmato.

Come ci spiega il tenente Elia Arrigoni della Polizia cantonale, "al termine del servizio militare il civile elvetico può decidere se acquistare il fucile d'assalto 90 in dotazione all'esercito, una delle armi più diffuse nella Confederazione". Il fucile viene bloccato, in modo da non essere più idoneo al tiro a raffica. Insomma, non pensate che la Svizzera sia un Far West. Al contrario, proprio grazie alla massiccia presenza di armi da fuoco, oltre 2 milioni su 8 milioni di abitanti secondo l'ufficio federale, la sicurezza è il perno sui cui poggia l'assetto politico dei cantoni.

Tra questi il Canton Ticino, nel cui Governo siede Norman Gobbi, che sulla sicurezza ha investito in maniera oculata ed efficace. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. "Fino a vent’anni fa si dormiva con le porte aperte e con le chiavi sul cruscotto della macchina aperta - racconta a il Giornale.it il Direttore del Dipartimento delle Istituzioni - poi, in particolare dal 2011 al 2013, la situazione è mutata: varie rapine nelle ville e alcuni atti violenti. Con il rafforzamento della sicurezza abbiamo voluto dare un segnale molto chiaro, aumentando il numero degli agenti e migliorando la collaborazione con la polizia di frontiera e le polizie comunali. Tutto ciò ci ha permesso di diminuire drasticamente la quantità di reati e questo è un obiettivo che abbiamo raggiunto con grande soddisfazione, perché per noi la sicurezza è un vettore di concorrenzialità e un valore aggiunto per coloro che scelgono il nostro territorio per vivere o lavorare. Inoltre abbiamo meno morti violente rispetto agli altri Paesi, pur avendo un numero molto diffuso delle armi legalmente possedute dai nostri cittadini, membri attivi della comunità”.

La legislazione svizzera prevede una differenza tra il permesso di acquisto di un'arma e il porto d'armi. La persona che vuole conseguire una pistola, una rivoltella, un fucile semiautomatico o a pompa deve presentare domanda all'autorità competente che verifica i requisiti per il rilascio, tra cui maggiore età e assenza sull'estratto del casellario giudiziale di crimini o delitti che denotano carattere violento. E' consentito comprare un'arma anche da un altro privato cittadino, a patto che sussistano le condizioni per farlo, altrimenti la polizia procederà al sequestro. Sul mercato anche le cosiddette armi vietate, ovvero quelle silenziate, con il tiro a raffica o il lanciagranate. Discorso diverso per il porto d'armi: bisogna avere un motivo valido e concreto per richiederlo. In altre parole, il soggetto deve dimostrare di doversi proteggere da un pericolo reale. Dopodiché verrà sottoposto a esami teorici e pratici.

E mentre cammini per le vie tranquille dei comuni ticinesi, fermarsi a parlare di armi con i passanti è assolutamente normale: c’è chi ha ereditato l'antico fucile da caccia del nonno, chi custodisce in cassaforte una pistola come ricordo di famiglia.

Ma la maggior parte degli svizzeri non è mai stata costretta a premere il grilletto per difendersi o difendere i propri cari tra le mura domestiche: in uno Stato così sicuro e sorvegliato i delinquenti preferiscono starsene a casa propria.

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