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Svolta in Cina: i cani non sono più animali da mangiare

La svolta appena varata in Cina riguardo ai cani è stata quindi sottoposta dalle autorità a un grande dibattito pubblico, che durerà fino all’8 maggio

Svolta in Cina: i cani non sono più animali da mangiare

La Cina ha in questi giorni compiuto una svolta storica, mettendo definitivamente al bando la pratica di mangiare i cani. A introdurre tale divieto è stato direttamente il governo di Pechino. Il cambiamento in questione è stato operato dalle autorità del gigante asiatico su impulso delle sofferenze arrecate alla popolazione dall’epidemia di coronavirus, che, secondo molte teorie scientifiche, sarebbe stata causata dall’abitudine di molti cittadini di macellare e consumare la carne di animali selvatici.

La mossa dell’esecutivo dell’ex Celeste Impero, preceduta in realtà da divieti analoghi emanati di recente dai governi di alcune città come Shenzhen, ha assunto la forma di un elenco diffuso mercoledì dal ministero dell’Agricoltura.

Nel documento in questione, ha precisato ieri LaPresse, i cani vengono ufficialmente tolti dalla lista delle specie che costituiscono il “bestiame da macellazione” e vengono di conseguenza inclusi finalmente nella categoria degli animali da compagnia.

Nel novero delle bestie terrestri impiegabili nell’alimentazione del popolo, rimarca la medesima agenzia milanese con una punta di sgomento, restano comprese però le volpi argentate e i visoni, ossia specie molto rare.

Il dicastero dell’Agricoltura, secondo l’organo di informazione italiano, ha presentato la messa al bando in Cina della macellazione dei cani come una politica caratteristica del sentire comune globale e come un “segno di civiltà”.

Le parole a difesa di “Fido” contenute nella bozza messa a punto mercoledì dal ministero in questione, e su cui la gente potrà esprimere osservazioni e pareri sino all’8 maggio, sono state riportate nel dettaglio dal Telegraph.

Il documento ufficiale recita: “Con il progresso della civiltà umana e della sensibilità e del sostegno delle persone verso la causa della protezione degli animali, i cani sono passati dall’essere delle semplici bestie addomesticate a dei veri e propri compagni di vita dei padroni. I cani, in generale, non sono visti nel mondo come bestiame o pollame e di conseguenza la Cina non dovrebbe trattali come specie da macellazione”.

La recente svolta delle autorità centrali di Pechino è maturata, sottolinea il giornale britannico, con grande anticipo rispetto a un evento pubblico che, dal 2009, ha sempre indignato le opinioni pubbliche occidentali: il festival della carne di cane in programma ogni estate nella città di Yulin.

Per celebrare l’arrivo della stagione calda, in tale località del sud del Paese, ricorda la testata d'Oltremanica, si è finora svolta annualmente una grande sagra, di dieci giorni, in cui venivano macellati migliaia di cani e la loro carne veniva servita ai visitatori condita con i litchi, ossia delle tipiche ciliegie del posto.

La stretta imposta dall’esecutivo nazionale provocherà inevitabilmente conseguenze sull’organizzazione del festival, duramente criticato in questi anni dalle associazioni animaliste.

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