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Terremoto Panama Papers, il governo annuncia l'indagine

Rivelati i conti offshore di vip e potenti del mondo. Scoppia lo scandalo. Lo studio legale: "È un attacco a Panama"

Terremoto Panama Papers, il governo annuncia l'indagine

La procura generale di Panama ha annunciato indagini per verificare eventuali reati rivelati dai Panama Papers. I documenti dello studio legale panamense Mossack Fonseca fatti trapelare ieri rischiano così di scatenare un terremoto fiscale senza precedenti. Tra i clienti dello studio legale, come rivelano diversi media riuniti nell'International Consortium of Investigative Journalists, figurerebbero molti leader internazionali. "L'indagine sui conti segreti dei potenti del mondo - ha commentato Ramon Fonseca, uno dei due fondatori dello studio legale Mossack Fonseca - è un crimine e un attacco a Panama".

Uno scandalo di proporzioni planetarie fa tremare i leader e i vip di mezzo mondo. Gli 11,5 milioni di documenti relativi a quasi quarant'anni di attività dello studio legale, specializzato nella gestione di capitali e patrimoni, riportano informazioni su 214mila imprese offshore in oltre 200 Paesi e territori e danno notizia della presunta creazione di migliaia di compagnie di comodo e dell'uso di paradisi fiscali da parte di capi di Stato e governo, politici, celebrità e personaggi noti di tutto il mondo. Si tratta del più grande leak giornalistico della storia, con una quantità di documenti di gran lunga maggiore rispetto a quella divulgata da Wikileaks sui dispacci diplomatici statunitensi. "La compagnia - ha dichiarato un membro dello studio legale, Ramon Fonseca Mora - non ha alcuna responsabilità per le azioni dei suoi clienti e ha sottolineato che non è mai stata incriminata". Pur ammettendo che sia avvenuta una intrusione nei database dello studio, Ramon Fonseca Mora ha parlato di "un accesso limitato" ai contenuti del sistema e dicendo che essa è sotto controllo. Ma l'intero file getta l'ombra del sospetto su fortune riconducibili (pare) all'entourage di Vladimir Putin e del suo arcinemico ucraino Petro Poroshhenko, a familiari del leader cinese Xi Jinping e al re saudita, al defunto padre di David Cameron, ma anche a Luca Cordero di Montezemolo, a banche italiane, a primi ministri e loro parenti, a criminali, personaggi dello spettacolo e dello sport come Leo Messi, a funzionari d'intelligence, a celebrità varie. Tutti uniti, stando a queste esplosive rivelazioni, da una gigantesca rete di banche e consulenti in grado di dirottare di nascosto da ogni controllo di legalità, verso discreti isolotti off-shore, masse di denaro: miliardi e miliardi di dollari.

Le rivelazioni sono saltate fuori da uno sterminato archivio di documenti, denominati appunto Panama Papers, fatti filtrare da uno studio legale, Mossack Fonseca, con sede nel Paese centroamericano del canale: non molto noto ma con uffici sparsi nei cinque continenti da Miami, a Hong Kong, a Zurigo, a 42 altre località. Documenti passati al giornale tedesco Suddeutsche Zeitung e da questo condivisi poi con un pool di oltre 300 reporter investigativi di vari media internazionali fra cui i britannici Guardian e Bbc. Il Guardian si concentra in apertura della sua edizione online solo su Putin, da tempo nel mirino di Washington e di Londra sullo sfondo dello scontro geopolitico in atto fra Mosca e l'Occidente. Il leader russo viene ritenuto coinvolto indirettamente attraverso la figura di Serghei Roldugin: un musicista indicato fra i suoi migliori amici e padrino di battesimo di una delle sue figlie, che appare il terminale - almeno nominale - di un trasferimento sotto banco di ben due miliardi di dollari partiti da Bank Rossia (istituto di credito guidato da Yuri Kovalciuk, che gli Usa sostengono essere una sorta di banchiere del Cremlino) per essere indirizzati poi a Cipro e nel paradiso delle Isole Vergini Britanniche. Sospetti che peraltro un portavoce del Cremlino ha subito respinto come una montatura politica, assicurando che Mosca ha i mezzi per difendere in sede legale la reputazione di Putin.

Non c'è solo la Russia al centro dello scandalo. Nelle carte nelle quali compaiono i nomi di almeno 140 tra politici, personaggi famosi, imprenditori e sportivi e di dodici leader politici tra re, presidenti e primi ministri. I 307 reporter dell'International Consortium of Investigative Journalists, impegnati per mesi a spulciare le carte, allargano la cerchia dei sospetti a personaggi dei Paesi di appartenenza.- E così l'Espresso evoca Montezemolo, l'imprenditore Giuseppe Donaldo Nicosia, latitante e coinvolto in un'inchiesta per truffa con Marcello dell'Utri, l'ex pilota di Formula 1 Jarno Trulli oltre a Ubi e Unicredit. Haaretz cita, invece, alcuni dei più ricchi e influenti uomini d'affari di Israele. Non mancano intere società che secondo i Panama Papers farebbero riferimento diretto ai capi di governo di Islanda e Pakistan. Mentre emergono presunte somme da capogiro sottratte e beni di lusso (fra cui yacht da favola) al fisco da Salman re dell'Arabia Saudita, dal re del Marocco Mohammad VI, dai figli del presidente dell'Azerbaigian, dal presidente filo-occidentale ucraino Poroshenko. E pure da da familiari di Xi Jinping: il leader di Pechino che a parole ha fatto della lotta alla corruzione il suo slogan. Altro denaro risulta riconducibile a 33 sigle o individui inseriti nella lista nera degli Stati Uniti per asserite connessioni con i signori della droga messicani, con organizzazioni definite terroristiche come gli Hezbollah sciiti libanesi, con Stati quali Corea del Nord o Iran. E non finisce qui. Perché a essere toccati dal sospetto sono il mondo dello sport miliardario e quello dello spettacolo. Ecco allora saltar fuori il nome del campionissimo Lionel Messi, bandiera del calcio argentino e del Barcellona, oppure quello dell'attore cinese Jackie Chan.

E ancora dirigenti sportivi sudamericani già comparsi nello scandalo Blatter, come l'ex vicepresidente del calcio mondiale Eugenio Figueredo e suo figlio Hugo, nonché l'uruguaiano Juan Pedro Damiani, del comitato etico della Fifa.

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