Il terrore in dieci punti, la strategia Isis in Europa

Il rapporto dell'Europol che ha "anticipato" l'attacco a Berlino ci ammonisce a non sottovalutare il rischio di indottrinamento jihadista sui rifugiati e l'evoluzione degli attacchi, con rapimenti e autobombe

Il terrore in dieci punti, la strategia Isis in Europa

La strategia dell’Isis in dieci punti. L’Europol, in uno dei suoi ultimi report pubblicato il 2 dicembre sull’allarme terrorismo in Europa, ha stilato una sorta di decalogo in cui tratteggia quale è e quale sarà, a breve e medio termine, la strategia dell’islamismo per colpire il Vecchio Continente. E la più tragica delle premonizioni degli investigatori è già diventata una tragica e triste realtà a Berlino mentre alcuni gruppi, come Al Nusra, vengono finalmente rivelati per quel che sono: una minaccia per l’Europa e l'Occidente.

La "profezia"

Il primo punto rivelava la possibilità che, a breve, si sarebbero registrati ulteriori attacchi all’Europa dato che dall’intelligence erano state intercettate decine di terroristi in giro per il Continente. Una premonizione che s’è puntualmente concretizzata a Berlino, con l’attacco di Anis Amri al mercatino di Natale. E che ha trovato inquietanti conferme in un almeno altri due dei punti messi in rilievo dall’Europol: dovesse esserci un altro attentato, avverrà con le stesse identiche modalità di quelli già portati a segno in Francia e Belgio e potrebbe registrarsi in una nazione che finora non ha ancora subito grossi attacchi. In Germania, dove finora la minaccia jihadista era stata, seppur a fatica, abbastanza contenuta, è stato un tir a falciare vite umane in nome della viltà del terrorismo. Come a Nizza.

Se i primi tre avvisi dell’Europol si sono concretizzati, gli altri sette non sono meno inquietanti né paiono tanto campati in aria, anzi.

Riservisti e anonima sequestri del jihad

Al quarto punto si legge che se lo Stato Islamico dovesse cominciare a temere la disfatta in Siria o in Iraq, richiamerebbe subito numerosi dei foreigh fighters che, dopo aver combattuto sotto le insegne del Califfato in questi scenario di guerra, sono rientrati in Europa. Il quinto, invece, stabilisce che secondo l’antiterrorismo è la Libia la base operativa da cui parte la progettazione e la concretizzazione degli attentati in Europa. Che potrebbero, nei prossimi mesi, subire un’evoluzione importante. Infatti, secondo la sesta chiave di lettura dell’Europol, i gruppi jihadisti potrebbero cominciare ad operare in Europa così come operano in Iraq e Siria, e cioè con le autobombe e con i rapimenti finalizzati a estorcere denaro da utilizzare per le attività terroristiche.

Non sembra che l’Isis e i gruppi estremisti islamici abbiano alcun interesse a colpire siti strategici importanti per l’Europa, come le centrali nucleari, ma preferiscano diffondere terrore concentrandosi su obiettivi “soft”, maggiormente accessibili e più “remunerativi” per i loro infami obiettivi.

Infiltrati tra rifugiati, criminalità organizzata e la minaccia degli "altri"

L’ottavo punto stabilisce che i rifugiati, e specialmente quelli siriani, possono diventare a breve termine un importante bacino di arruolamento per l’Isis che avrebbe cercato di avviare una strategia per infiltrarsi tra richiedenti asilo e rifugiati al fine di agevolarne la radicalizzazione e, quindi, avviarli al jihad.

È poi accertato che i terroristi abbiano rapporti con la criminalità organizzata. Si tratta di affari, null’altro che compravendite di armi e, soprattutto, di documenti falsi, contraffatti o rubati per infiltrare con i loro uomini le comunità d’immigrati residenti in Europa, consentendo loro di poter agire nell’ombra. Grazie a cui, però, riescono a seminare terrore nelle strade d'Europa.

Infine, in coda al decalogo Interpol c’è la conferma al

fatto che non sia solo l’Isis l’organizzazione da temere. Anche gli affiliati a gruppi come Al Qaeda e Al Nusra sono e rimangono un’importante minaccia che l’Europa e l’Occidente devono affrontare e non più sottovalutare.

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