Tritolo e sfere d'acciaio, anatomia dell'IED che ha sconvolto la Russia

L’IED era riposto nell’involucro di un estintore, imbottito al suo interno da centinaia di sfere d’acciaio, presumibilmente del diametro di 3/7 millimetri.

Tritolo e sfere d'acciaio, anatomia dell'IED che ha sconvolto la Russia

L’ordigno esplosivo improvvisato o IED, utilizzato negli attentati dai terroristi non è progettato per un’onda d’urto letale a causa della piccola quantità di esplosivo utilizzato. Sono i frammenti del suo rivestimento scagliati in tutte le direzioni che provocano i danni maggiori. Ed è quello che è avvenuto poche ore fa, nell’attentato che ha colpito la metropolitana di San Pietroburgo che ha provocato 10 morti e 49 feriti. Una violenta deflagrazione è avvenuta all’interno di un convoglio nella tratta che collega due diverse stazioni, Tekhnologicheskiy Institut e Sennaya Ploshad. Un secondo ordigno esplosivo improvvisato è stato rinvenuto nella stazione di Ploshchad Vosstania, nei pressi della piazza della Rivoluzione. E’ stato disinnescato pochi minuti fa.

L’IED era riposto nell’involucro di un estintore, imbottito al suo interno da centinaia di sfere d’acciaio, presumibilmente del diametro di 3/7 millimetri. E’ il sistema preferito dai terroristi. E’ anche il più letale.

Cerchiamo di spiegare il funzionamento di un IED

E’ una bomba, come qualsiasi altra, solitamente formata da cinque componenti fondamentali. L’alimentatore fornisce energia diretta allo switch per l’attivazione e l’innesco. Il detonatore avvia la sequenza che innescherà l’evento primario.

Per definizione, negli Ordigni Esplosivi Improvvisati diventa fondamentale la preparazione specifica e la fantasia di colui che pensa e realizza l’ordigno. L’IED può essere riposto in un contenitore con al suo interno ulteriori componenti imballati come, nell’attentato di San Pietroburgo, cuscinetti a sfera.

Esplosa la carica primaria, i gas si riscaldano e si espandono rapidamente sotto pressione verso l'esterno. E’ l'espansione a creare onde d'urto che viaggiano mediamente a 488 metri al secondo. Diverse le variabili come il tipo e la quantità di esplosivo utilizzato. L'esplosione frammenta il contenitore e rilascia le sfere d’acciaio che, a loro volta, creano detriti secondari da impatto.

Nel rapporto ideale soggetto-IED, il tipo e l'entità del danno dipende dalla posizione della persona rispetto all’ordigno esplosivo. Tuttavia, le variabili del contesto generano scenari imprevedibili ed una letalità superiore al raggio dell’evento primario.

Alla variabile del contesto, bisogna associare anche il risultato di una deflagrazione, come il calore dell’esplosione e la variazione di

pressione. L’interruzione momentanea dei servizi ed il caos generato dall’esplosione infine, ritardano i soccorsi. La deflagrazione degli IED negli attentati in se è concepita per generare scenari concentrici imprevedibili.

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