Congo, trovato il petrolio. E ora rischio nuovi scontri

Certa la presenza di petrolio nel nord est della Repubblica democratica del Congo, il greggio però anziché aiutare il Paese potrebbe diventare il motivo di nuovi conflitti

Soldati congolesi vicino alla città di Kibumba, al confine con il Rwanda
Soldati congolesi vicino alla città di Kibumba, al confine con il Rwanda

C'è il petrolio nel Virunga. È questa la notizia arrivata da Kinshasa. Nel nord del Kivu, nella riserva naturale protetta dall'Unesco, i test sismici hanno rilevato la presenza di importanti giacimenti di petrolio. Ci sarebbe da esultare, a una prima lettura, e sarebbe anche normale pensare che la presenza del greggio in Africa, in Repubblica democratica del Congo, possa essere una ricchezza preziosa per il Paese africano. Ma così non è, perché la certezza della presenza dell'oro nero suona più come un requiem che non una marcia trionfale. Il parco del Virunga con i suoi 800mila ettari è una delle zone naturalistiche più preziose del pianeta, anche perché è qui che risiedono i gorilla di montagna. Ma è anche una delle zone attraversate da decenni di conflitti.

Il nord-est del Congo, la regione dei grandi laghi, il parco del Virunga, ecco dove da anni perdurano le guerre tra ribelli Tutsi e governativi Hutu, dove si muore per la polvere del coltan e dove il copione degli orrori di ogni conflitto porta in scena tutte le sue componenti: dalle stragi di massa, agli stupri razziali, dai bambini soldato alle epidemie.

Nella regione si combatte per le risorse del sottosuolo e l'inizio di uno sfruttamento petrolifero potrebbe portare ad esacerbare la violenza e far germogliare nuove formazioni e altrettante guerre e guerriglie. L'Unesco ha sottolineato che qualsiasi sfruttamento petrolifero del territorio è incompatibile con lo stato del parco e che quindi non avverrà.

Da Kinshasa però Lambert Mende, porta parola del governo congolese, ha già fatto sapere '' L'Unesco non ci ha mai proibito di utilizzare le nostre ricchezze, ci ha semplicemente domandato di tener conto della necessità di proteggere la natura''. Ecco allora che il timore si fa contingenza e il pericolo che il forziere africano divenga la bara degli africani, emerge con ulteriore violenza.

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